La Supercazzola prematurata… di che colore è?

Noto con una certa ironia di come la dialettica usata in gran parte dei contenuti di approfondimento dedicati al mondo della farmacia, che abbia quindi una target audience specifica di farmacisti, resti sempre distante da quello che è il contesto di riferimento.

Mi imbatto spesso in post condivisi sui social e non posso fare a meno di notare che chi scrive lo fa sempre da un’ottica e con una dialettica che non è quella della farmacia e che lascia trasparire anche al più superficiale dei lettori che si tratta di contenuti scritti da chi probabilmente in una farmacia non ci ha mai messo piede, se non per fini personali.

Leggevo un articolo che citava il Superdirettore Megagalattico di una nota azienda che fa elaborazione dati il quale riferiva di una particolare situazione riferita alla farmacia.

Che qualcuno venga a proporci la Supercazzola prematurata mi può pure stare bene… infondo sono contenuti di approfondimento e non per forza uno li deve leggere… servono, ma possono anche essere non letti, con l’overflow informativo odierno infatti il tempo è sempre poco. Leggendo però questo articolo, più andavo avanti e più mi rendevo conto che c’era qualcosa che non tornava.

Con riferimento ai contenuti, vi era la solita canzone già cantata e già sentita centinaia di volte: “Caro farmacista, io ti bacchetto perché…etc…etc…”, si parla infatti di:

  • “la farmacia farebbe gravissimi errori”;
  • “il farmacista deve”;
  • “la farmacia deve”.

Il “tastierista” scrive che “la farmacia farebbe dei gravissimi errori”, “il farmacista deve”, “la farmacia deve”, non sapendo che il farmacista fa già tanto e a volte troppo – per come è remunerato -, tutti i giorni, e l’ultima cosa che deve sentirsi dire è quella di essere ulteriormente “bacchettato”. Andrebbe infatti affiancato, incentivato, motivato, educato con contenuti semplici, di facile lettura, usando una dialettica a lui vicina.

Entrando nel merito della dialettica utilizzata, mi sono imbattuto in termini come:

  • consumatore;
  • individuo;
  • fatturato;
  • punto vendita.

Questa è una dialettica che mi lascia molto perplesso e lascia sicuramente trasparire che chi scrive lo fa con un’ottica filo-industriale, e, pur volendo ammettere per un istante che fa gli interessi della farmacia, cade nell’errore di usare una terminologia appunto “esterna” alla farmacia.

Il “consumatore”, nella dialettica della farmacia, non esiste. Il consumatore è un termine prettamente giuridico che in farmacia viene trasposto con uno più semplice ed universale, ovvero il… “paziente”. Se proprio non lo vogliamo chiamare “paziente” perché a livello di subconscio lo si va ad ascrivere alla categoria dei “malati” possiamo sempre salvarlo e dargli del “cliente” o un più freddo “utente”. Infondo… basta fermarsi un attimo e pensare: come tratta un farmacista una persona che entra in farmacia? Da consumatore o da paziente? Credo che gran parte – i 99% delle farmacie italiane – tratti la persona che entra da “paziente” e non da “consumatore”.

Per quanto riguarda “l’individuo”, come sopra, dal lato della farmacia, è semplicemente “paziente”, perché così è visto dalla farmacia.

Per quanto riguarda il termine “fatturato”… si continua a parlare di “fatturato farmacia”, ovvero, usare una termine vecchio di 10 anni. Fermo restando che il termine “fatturato” è un termine che fa gola sempre all’industria, che ragiona appunto in termini di “fatturati”, “volumi”, “pezzi”, vorrei capire perché si continua, rivolgendosi ai farmacisti, a parlare di “fatturato”, quando interi “pezzi di farmacia” sono fuoriusciti dal “fatturato convenzionale” e mi riferisco a presidi per diabetici, nefropatici, stomia, celiaci, DPC, e quanto altro ancora è distribuito con il “fee-for-service” e che non c’entra nulla col “fatturato” e che quindi genera lavoro ma non genera “utili”. Ecco, la parola che interessa al farmacista, almeno per quanto concerne i paradigmi comunicativi a lui riguardanti, è: “margine”, “utile”, “resa”.

Infine… il best of the best… è “punto vendita”. La farmacia – per chi la vuol vedere dall’interno – non è un punto vendita. Il “punto vendita” infatti è un termine usato che ci conferma che chi scrive vede la farmacia dall’esterno e solo come un’unità standard di valutazione. Dall’interno la farmacia è un universo a se. Ogni farmacia, seppur sotto l’algida di una “croce verde” – peraltro uguale solo nella forma astratta del termine ma non in quella concreta, quindi anche la croce verde è diversa di farmacia in farmacia – è una realtà completamente differente dalle altre. Chiamarla e banalizzarla con il termine “punto vendita” è un grave errore e chi scrive commette un gesto di superficialità. In questo caso, andrebbe chiamata semplicemente “farmacia”. Es. anziché “2.000 punti vendita” semplicemente “2.000 farmacie”.

Nell’articolo che ho preso come spunto per scrivere questo post – ma non è l’unico -, vengono inseriti inoltre almeno una dozzina di termini inglesi o americani che nemmeno HBR o le più prestigiose riviste utilizzano e che i farmacisti nemmeno sanno che esistono. Figuriamoci i pazienti stessi, che alla fine dovrebbero essere i diretti interessati del cosiddetto “cambiamento”.

Concludendo, ho appena fatto un esempio di come, chi vorrebbe governare il cambiamento, non solo non lo fa, ma addirittura mette ancora più confusione rivolgendosi all’audience di riferimento con una terminologia completamente distorta rispetto a quella che è la realtà.

Ben vengano comunque questi errori e queste superficialità “comunicative” così chi propone un contenuto viene subito messo a nudo rispetto agli interessi che porta.

Credo che ci stiamo avvicinando alla fine dell’era della Supercazzola prematurata e dei Megadirettori Galattici: è arrivato il momento di fare i conti con la realtà. I farmacisti non sono più quelli di una volta e cercano sempre di più soluzioni e contenuti pratici, semplici, e che risolvano – o attenuino – i problemi della vita del paziente e successivamente del farmacista.

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Alfonso Di Stasio
Alfonso Di Stasio
Founder di FarmaciaVirtuale.it, negli anni ho sviluppato competenze in ambito farmaceutico retail, con particolare attenzione agli aspetti operativi e gestionali della farmacia. A distanza di alcuni anni dalla laurea in farmacia, ho perfezionato la mia carriera con gli studi in Scienze della comunicazione. Oggi sono Pharma communication specialist e aiuto aziende e stakeholder del pharma a comunicare ai rispettivi target di riferimento.

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