Sono quasi certo che i lettori più attenti all’evoluzione della farmacia potrebbero obiettare che il contenuto di questo post sia paragonabile al classico voler chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati.
Sarebbe difficile dare loro torto ma, nonostante ciò, v’invito a considerare nelle vostre strategie quanto di seguito.
La figura del farmacista Titolare di Farmacia privata è un’eccezione al termine imprenditore. Uno dei punti fermi nella disciplina del sistema farmacia, è che il carattere imprenditoriale dell’attività viene finalizzato al servizio farmaceutico (Cass. Civ., Sez. II, 4 dicembre 1989 n.5342).
Il conseguimento dell’utile rappresenta lo scopo tipico della farmacia privata, mentre per le farmacie pubbliche si persegue la migliore gestione del servizio pubblico.
Tutto ciò indipendentemente dall’ultimo intervento normativo in materia di concorrenza (Legge n. 124/2017), che risulta essere un corpo estraneo all’assetto del sistema farmacia così come conosciuto finora e quindi portatore di contraddizioni (si vedano i ricorsi al Consiglio di Stato per chiarirne i molti punti oscuri).
Il Titolare ha il dovere di fare del suo meglio affinché la conduzione della farmacia sia ineccepibile sotto ogni aspetto, questo è pacifico.
Sicuramente sotto quello che attiene le responsabilità in merito all’esercizio farmaceutico, gli strumenti per perseguire i fini istituzionali sono più che sufficienti ed afferiscono agli studi universitari (laurea, eventualmente master), al codice deontologico, al supporto dell’Ordine Professionale che non manca di fornire opportunità di formazione.
Discorso diverso riguardo le competenze imprenditoriali del Titolare.
È ben chiaro che tali competenze sono frutto dell’esperienza pratica, personale. Spesso si tratta di esperienze ereditate dalla precedente gestione, soprattutto in caso di successione ereditaria.
Un modello di crescita che ha sempre riscosso un certo successo è quello del confronto con i colleghi titolari.
Ciò può avvenire, com’è giusto che sia, in seno a Federfarma ma non è detto che il clima sia adatto alla promozione di istanze personali, o di piccoli gruppi, soprattutto considerati i tempi che stiamo vivendo.
Un precedente post pubblicato su Blog.Farmaciavirtuale.it ha messo in evidenza il ruolo difficile di aziende di servizi che si rivolgono alla Farmacia. Sempre in bilico tra fare fatturato ed offrire qualità, spesso la quadra è difficile.
Questa situazione è frutto di un rapporto non sempre virtuoso tra i vari protagonisti del mercato: aziende di servizi, aziende di distribuzione del farmaco, farmacie.
Cerchiamo subito di mettere al centro un obiettivo concreto: migliorare le performance della farmacia che sono direttamente legate ad una collaborazione esterna.
Un esempio possono essere le performance legate all’uso del gestionale, quelle legate a consulenze commerciali e legali, all’acquisto di materie prime o farmaci, a fornitori di servizi di autoanalisi, telemedicina, ecc..
Ebbene, la mia opinione è che la Rete sia già un concetto superato dai tempi.
Il mio suggerimento, invece, è quello che le farmacie riescano ad aggregarsi attorno ai servizi cui facevo riferimento prima, li condividano, innescando una crescita attraverso vari processi che analizzerò nel corso di ulteriori post, la cui frequenza sarà dettata anche dalla partecipazione alla discussione sul Blog.
Concretamente, auspico la formazione di una società tra farmacisti titolari, consulenti e tecnici, di modo che ci sia una convergenza di interessi verso standard qualitativi più alti rispetto la media dell’offerta attuale.
Suggerisco una visione pragmatica, dove la società di servizi gestisca, per conto delle farmacie associate, problemi che, nella pratica quotidiana, erodono la produttività della farmacia.