Nel precedente post abbiamo iniziato la nostra disamina degli strumenti finanziari a disposizione del titolare di una farmacia analizzando quelli a medio e lungo periodo. Con questo articolo vogliamo chiudere il cerchio, parlando degli strumenti finanziari di breve periodo e di come spesso, se mal usati, possono diventare un reale pericolo per il titolare.
Al contrario degli strumenti finanziari di lungo periodo, quelli di breve solitamente prevedono una verifica periodica annuale da parte della Banca, verifica durante la quale l’istituto richiede aggiornamenti sulla situazione contabile dell’azienda.
Il più utilizzato nella gestione corrente della farmacia è l’apertura di credito in conto corrente o più comunemente scoperto di conto o fido di cassa. Con tale forma di finanziamento la banca si impegna a tenere a disposizione nei confronti del cliente una determinata somma di denaro per un certo periodo di tempo. Tale somma di denaro viene utilizzata per effettuare pagamenti, bonifici, prelievi, emettere assegni, ripristinando la disponibilità originaria concessa dalla banca con versamenti successivi. Chi legge potrebbe pensare che sia il migliore degli strumenti finanziari, ma in realtà nasconde diverse insidie. Innanzitutto è utile sottolineare il fatto che è uno strumento che bisogna utilizzare per sopperire alle momentanee necessità di liquidità e non usato come un conto corrente ordinario. Poi come ogni strumento finanziario vede l’applicazione degli interessi calcolati in maniera posticipata generalmente con cadenza trimestrale. A questi vanno aggiunti altri costi come ad esempio la commissione di istruttoria veloce, che viene calcolata trimestralmente ad un tasso massimo dell 0,5% sul fido utilizzato. Vi è poi la DIF, Disponibilità Immediata Fondi, che rappresenta la somma da pagare per la messa a disposizione delle somme da parte della banca a prescindere dal loro effettivo utilizzo. Anche questa viene calcolata ad un tasso massimo dello 0,5% su base trimestrale.
Il maggior pericolo però deriva dagli eventuali sconfini del fido i cosiddetti extra fidi. In pratica si possono verificare situazioni temporanee nelle quali ci sia bisogno di un ulteriore cifra extra rispetto al fido richiesto. Questa è in primo luogo un’operazione straordinaria, quindi va necessariamente autorizzata dalla banca, in secondo luogo i tassi applicati sono sicuramente maggiori rispetto alle normali condizioni del fido. Tale situazione diventa pericolosa nel momento in cui vi è un abuso di tale prassi in quanto la richiesta sarà sicuramente segnalata in Centrale Rischi, ma soprattutto sarà per la banca un segnale di evidente difficoltà che potrebbe portare l’istituto a chiedere approfondimenti al cliente ed in alcuni casi ove la stessa ritenga ci siano pericoli di insolvenza, chiedere il rientro delle somme concesse in fido.
Altro strumento di supporto al funzionamento della farmacia è il factoring o anticipo notule Asl (tecnicamente indicati in centrale rischi come “rischi autoliquidanti”). Con la sottoscrizione di un contratto di factoring, generalmente di natura notarile, la farmacia, detta cedente, cede tutti i crediti ad una società di factoring, detta cessionaria, tutti i crediti presenti e futuri scaturenti nei confronti della Azienda sanitaria di riferimento a fronte di un anticipazione di parte o tutta la cifra.
La cessione può avvenire pro soluto o pro solvendo. Nel primo caso, il factor si accolla il rischio di insolvenza da parte dell’Asl. Nel secondo caso, il più utilizzato, il factor anticipa le somme cedute dalla farmacia, lasciando a quest’ultima il rischio di insolvenza da parte del debitore finale. L’anticipo viene fatto nel momento in cui la farmacia notifica all’Asl di competenza la DCR mensile. Nel momento dell’anticipo l’operazione avrà un connotazione espressamente finanziaria, rilevando a mezzo di uno scontrino a credito il ricavo di competenza, rilevandone la significatività ai fini iva, sino a quel momento in sospensione, al momento dell’incasso della cessionaria da parte dell’Asl.
Generalmente inoltre, la cessionaria concede anticipi fino al concorrere di un importo (castelletto o plafond) ben determinato in sede di stipula. Nel caso, si arrivi al limite massimo di tale castelletto, la società cessionaria, anticiperà le somme successive solo all’incasso dei crediti precedentemente anticipati.
Come ogni strumento finanziario anche questo ha i suoi costi generalmente inferiori rispetto al molto più rischioso scoperto di C/C in quanto la banca erogante, ha una maggiore garanzia data dalla DCR sottostante utilizzata. Generalmente gli interessi vengono liquidati in maniera trimestrale ad un tasso di riferimento (Euribor) al quale si applica un differenziale chiamato spread. A questi possono aggiungersi dei costi accessori come le spese di liquidazione e le spese di istruttoria.
Con questi articoli abbiamo cercato di creare consapevolezza nel lettore rispetto all’utilizzo degli strumenti finanziari, i quali se utilizzati in maniera adeguata possono rappresentare dei validi alleati per la gestione della farmacia. Al contrario invece se gestiti in maniera non programmatica e con una visione di breve periodo possono provocare seri danni soprattutto in fase di funzionamento, incidendo in maniera assolutamente negativa sulla operatività e la redditività dell’azienda farmacia.
Claudio Sica
Antonio Romanelli