Siamo di fronte alla più grande crisi del farmaco-centrismo all’interno della farmacia. In questo periodo il “banco” della farmacia è andato in forte sofferenza, soprattutto per il nostro impegno totale rivolto ai servizi inerenti al tema pandemia (sempre più endemia) Covid-19.
Il nostro nuovo arduo compito di chiusura quarantena e isolamento ha fatto sì che i cittadini abbiano avuto bisogno di passare necessariamente dalla farmacia per concludere il loro periodo di malattia ed ottenere il certificato di guarigione.
Spesso, nel difficile iter burocratico di certificazione “greenpass”, ci ritroviamo ad essere dei veri “problem solvers”, anche in numerose situazioni che non dovrebbero essere di nostra competenza.
Il nostro ruolo di “Pubblici Ufficiali Sanitari” ci rende un vero e proprio punto di riferimento per la popolazione. Mai come in questo periodo storico la farmacia ha rappresentato il primo presidio sanitario per il cittadino.
Proprio per questo credo di poter affermare che ora più che mai l’offline possa vincere sull’online
Il nuovo approccio alla cura e al benessere del paziente comporta una trasformazione del concetto di Medicina: si passa da una Medicina statica ad una Medicina di Iniziativa. Se prima questo cambiamento poteva spaventare la farmacia, ora a mio avviso deve essere interpretato come un punto a nostro favore. Semplicemente per il fatto che il cliente/paziente raccoglie informazioni di suo interesse da una moltitudine di canali e spesso queste informazioni sono tra loro discordanti, per questo ha necessariamente bisogno di un consiglio competente come quello del Farmacista. Basti pensare all’integrazione pre, durante e post Covid! Il paradigma “beyond diet and before drugs” dell’integrazione è stato completamente abbattuto! Molte persone, in preda all’ansia, tendono a cadere nell’abuso di farmaci (ibuprofene, azitromicina, acetilcisteina) in concomitanza con un sovradosaggio o un uso improprio di integratori. Risulta quindi fondamentale il nostro ruolo d’informazione sull’utilizzo di questi nutraceutici (vitamina d, c e lattoferrina, in particolare).
I punti di forza del canale offline.
Come già affermato, il primo punto di forza della farmacia territoriale è rappresentato dalla dispensazione esclusiva del cosiddetto farmaco etico.
Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con la distribuzione per conto e con la presa in carico del paziente attraverso la “custodia” del suo piano terapeutico in farmacia. Grazie alla nota 97 e 100, il farmacista territoriale diventa vero e proprio “attivatore” di piani terapeutici per i farmaci NAO e per i nuovi farmaci utili a contrastare il diabete mellito di tipo II.
Di conseguenza, il paziente cronico decide dove depositare il suo piano terapeutico, affidando il controllo e il monitoraggio della sua terapia alla farmacia di fiducia.
Alla farmacia territoriale spetta l’ardua responsabilità di gestione della terapia di 21 milioni di pazienti cronici, con l’obiettivo di offrire la massima assistenza per garantire loro una migliore qualità di vita.
Nel bel mezzo della crisi farmaco-centrica e di un nuovo modello di medicina di iniziativa, la gestione della cronicità diventa punto di partenza per tutto quello che non è cronico, ma che contribuisce maggiormente alla prevenzione della malattia.
Il mercato dell’integrazione in Italia vale oggi più di 3 miliardi di euro e il 90 % dei nutraceutici proviene dalla farmacia. Sono più di 30 milioni gli italiani che fanno uso di integratori, di questi molti sono pluri-utilizzatori.
Questo dato è una chiara dimostrazione di quanto il consiglio esperto del farmacista incida nell’atto decisionale del cliente/paziente. Consiglio che, in molti casi, si trasforma in prescrizione di nutraceutici.
Dato che questi risultati importanti non ci sono stati regalati, ma li abbiamo ottenuti con fatica, dobbiamo cercare di mantenerli costanti nel tempo.
Come comportarsi allora con i clienti/pazienti?
- Dobbiamo garantire loro tutto quello che non possono ricevere online: accoglienza, tempo congruo, consulenza.
- Il cross-selling non deve degenerare in “UP-selling”: una vendita extra forzata porterà ad un malcontento del cliente, che non tornerà nella nostra farmacia. Al contrario, la “vendita negativa” potrebbe essere maggiormente apprezzata dal cliente: nel senso che, in molte situazioni, risulta più giusto sconsigliare l’utilizzo di un integratore o posticiparlo semplicemente di qualche settimana.
- Il farmacista non deve cadere nel “Down-selling”: qualora, al fine di garantire la corretta prevenzione, la giusta terapia necessiti di due nutraceutici, non dobbiamo temere di proporli al paziente: il cliente rimarrà soddisfatto nel vedere conseguiti i benefici attesi.
- Dobbiamo saper fare “Profiling”. Nel senso che dobbiamo capire all’istante chi abbiamo di fronte a noi, quale problema dobbiamo risolvere e allo stesso tempo quali sono le sue abitudini di acquisto. Ma anche “profiling” inteso come conoscenza della terapia del paziente cronico e, sulla base di questa, elaborazione di un trattamento personalizzato di nutraceutici. A mio avviso, il farmacista sarà considerato veramente bravo anche quando avrà acquisito nel tempo questa skill.
Ecco elencati alcuni motivi che mi fanno fermamente credere che l’offline in questo periodo sia nettamente superiore all’online. Senza dimenticarsi, infine, della Telemedicina: uno straordinario caso di servizio online ad esclusivo utilizzo offline. Servizio talmente importante, che merita un approfondimento a parte in articoli futuri.