In un contesto di crisi sanitaria, il servizio al cittadino offerto con estrema capillarità dalla rete di Farmacie, sul Territorio nazionale, ha valorizzato ancora di più il ruolo professionale del farmacista. Le attività da noi svolte in questi due anni a mezzo sono aumentate notevolmente, soprattutto per quel che riguarda la Farmacia dei servizi. Si è riscontrato inoltre un apprezzabile incremento del nostro coinvolgimento a sostegno del Ssn.
Parallelamente a tutto ciò, si riscontra ormai da più di un anno una sostanziale carenza di farmacisti, in particolare di giovani professionisti. Le ragioni di questa emergenza sono sicuramente molteplici e imputabili a: un calo demografico nazionale generale, neo-laureati che non vogliono lavorare in farmacia, un nuovo Ccnl che soddisfa a metà, la difficoltà di fare “carriera” all’interno della Farmacia, turni di lavoro sempre più duri non sempre bilanciati con giuste gratificazioni, l’assente ricambio generazionale che spesso rende il contesto statico e privo di un cambiamento più moderno.
Nonostante ciò, vi è comunque un cospicuo numero di giovani farmacisti che guarda con speranza al futuro e porta avanti con passione il proprio lavoro.
A dimostrazione di quanto appena detto, mi preme fare riferimento, in particolare, alla mia partecipazione al convegno, tenuto a Palermo il 17 Settembre, dal titolo “La farmacia italiana a confronto con la farmacia europea. Servizi e nuove frontiere professionali per la farmacia del terzo millennio”, organizzato da Agifar Palermo, con il patrocinio del Comune di Palermo e di Pgeu, Fofi, Federfarma, Utifar, Fondazione Francesco Cannavò, Sifac, Fenagifar, Federfarma servizi, Università degli studi di Palermo e Ordine dei farmacisti di Palermo.
Numerose sono state le tematiche affrontate, riguardanti la Farmacia dei servizi e, in particolare, le campagne vaccinali nel contesto Europeo, la Telemedicina e i Test-Point-of-Care.
Dopo il convegno, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con l’amico e collega Paolo Levantino, Presidente di Agifar Palermo e Consigliere Fenagifar. Con lui ho affrontato in maniera diretta il tema “futuro professionale”, con particolare attenzione per quelle che potrebbero essere le competenze professionali necessarie al giovane farmacista per poter emergere nel contesto lavorativo. In particolare, sono tre le domande che gli ho posto, inerenti alla Digital Health, alla Farmacia clinica e alla Farmacia dei servizi. Di seguito, le risposte del collega.
Quali abilità deve avere e quali deve sviluppare il giovane farmacista per essere competente e vincente sul lavoro ora e nei prossimi anni?
«È necessario oggi giorno sviluppare competenze trasversali, che mirino da un lato a migliorare la comunicazione con il paziente e la promozione della salute, attraverso le campagne di prevenzione, screening, servizi, vaccinazioni, dall’altro cavalcare l’onda del digitale, uno strumento in più per seguire il paziente anche al di fuori del canale fisico della farmacia. È fondamentale aggiornarci costantemente, la scienza va veloce e noi dobbiamo stare al suo passo».
Tra le tue specializzazioni c’è quella in farmacia clinica, che skill ti ha permesso di sviluppare?
«Il master in farmacia clinica mi ha permesso di implementare le conoscenze per favorire l’adesione alla terapia, promuovere progetti di farmacovigilanza attiva, studi epidemiologici e ricerca clinica nel setting delle farmacie di comunità. Lo studio Seta, a cui ho partecipato nel 2020 e pubblicato su Respiratory Medicine, ha messo in luce come il farmacista clinico, attraverso strumenti cognitivi volti a misurare l’aderenza, è in grado di migliorare l’aderenza alla terapia inalatoria e il controllo dell’asma, fornendo interventi educativi personalizzati in base alle ragioni della mancata aderenza. Basti pensare che i pazienti con ACT≥20 al basale hanno mantenuto il controllo della malattia più frequentemente nel gruppo di intervento rispetto al braccio di controllo (95% vs 79,5%)».
Nell’ambito del panorama europeo, durante il convegno di Palermo, dal confronto con relatori nazionali e internazionali, cosa è emerso?
«La necessità di ampliare sempre più le nostre competenze per la tutela della salute del paziente. In particolare, uno degli elementi su cui porre attenzione è la prevenzione secondaria e l’utilizzo dei test point of care. In Francia spicca il test per lo streptococco (RAT) che permette di ridurre l’uso inappropriato degli antibiotici, in Spagna il test per l’HIV, che ha permesso di identificare una vasta popolazione di individui non diagnosticati, specialmente nelle regioni remote che non hanno un facile accesso ai servizi diagnostici».
In conclusione…
In occasione del convegno, nella bellissima Palermo, città che ospita nella sua Basilica Cattedrale la Tomba di Federico II, colui che per la prima volta ha saputo differenziare la Medicina dalla Farmacia, sono stati accolti tantissimi giovani farmacisti, provenienti da tutto il territorio nazionale. Ho avuto modo di osservare una volontà tangibile di ampliamento delle proprie conoscenze e un atto di responsabilità di noi giovani farmacisti verso una professione che “sta vivendo un vero e proprio Rinascimento”, come espresso dal senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente Fofi e presidente della Fondazione Francesco Cannavò, il quale ha ulteriormente pronunciato che la professione del farmacista “non rischierà di certo l’estinzione nei prossimi 15 anni come è avvenuto o avverrà per altre”, per il fatto che “per nostra natura siamo sempre stati in grado, meglio di altri, di saperci adattare al cambiamento”, anzi, in un certo senso, siamo sempre stati innovatori e promotori di esso.