I “pharma influencer” sono farmacisti sui social media che condividono consigli in ambito salutistico, dedicati prevalentemente al grande pubblico.
L’aumento del numero dei pharma influencer avvenuto negli ultimi anni ha portato a un loro riconoscimento anche in importanti eventi di categoria.
Per tanti colleghi, Internet e i social media rappresentano una valida metodica di acquisizione clienti o di personal branding.
Sono nate delle agenzie con squadre di “pharma stars”.
Ogni giorno sono pubblicati video e tutorial ben fatti sui nuovi prodotti arrivati in farmacia e sulle promozioni in corso. I materiali sono realizzati da colleghi in camice.
Non si può non tener presente il valore dei canali digitali di vendita. Ciò nonostante, ci sono degli aspetti che ciascun farmacista dovrebbe valutare bene prima di lanciarsi in iniziative che possono diventare rischiose.
Qualora volessimo pensare a un meccanismo di promozione per la “spinta” online di alcuni prodotti, il farmacista dovrebbe pianificare:
- Il prodotto: deve essere attuale, conosciuto e utilizzabile dal grande pubblico
- Il budget da destinare all’advertising e al remarketing, altrimenti il video sarà visualizzato solamente da una bassa percentuale della fan base
- I testi: non possono essere mai banali ma convincenti nella tempistica di comunicazione dei social
- Il know-how per la registrazione e l’editing del video, altrimenti si avranno parodie piuttosto che dei veri e propri spot
- Un meccanismo di chiusura istantanea delle vendite: in modo che chi arò intercettato possa concludere subito l’acquisto così come avviene con altri acquisti online.
- La logistica di spedizione e il personale che ne deve seguire le evoluzioni
- Software e Crm per follow-up ed email marketing.
Salvo rare eccezioni relative a realtà ben strutturate, in gran parte delle farmacie è difficile riuscire a costruire una macchina così perfetta, in condizione di generare margini e utili.
Ciò che accade spesso è che si inizia un percorso di promozione indifferenziato nel quale, di giorno in giorno, sulle pagine social si promuovono entità che raggiungono il pubblico delle singole farmacie.
Posto che il cliente segua il “consiglio del giorno” o rimanga attratto dal “prodotto in sconto”, per la persona sarà semplice conoscere e comparare il prezzo del prodotto online in modo da poter contrattare con il farmacista nella farmacia di fiducia, costretto – suo malgrado – ad adeguare il prezzo a quello del mercato.
Se poi il cliente vive lontano dalla farmacia di riferimento – e non si sono messi in atto tutti i punti di sopra – allora il tutto si esaurisce in una “scorpacciata di like” utili ma solo a gonfiare l’ego digitale.
Le vulnerabilità sopra evidenziate, al contrario, possono essere superate posizionandosi online come figure di riferimento ed esperti di uno specifico tema.
In sintesi, l’autorevolezza derivante dalle comunicazioni diffuse da una figura in camice è sempre la strada da perseguire. Ciò nonostante, non si può generalizzare: esistono dei progetti digitali ben fatti realizzati da farmacisti, sebbene rappresentino una piccola percentuale, apprezzata solamente da coloro i quali si rispecchiano nei loro messaggi e traggono beneficio dai loro consigli.
La farmacia è, e rimane nel 99% dei casi, il negozio di prossimità: il farmacista può fare un ottimo lavoro e prendersi le proprie soddisfazioni dedicandosi alla salute dei clienti-pazienti di cui dispone già.
Lo sviluppo digitale serio dell’impresa farmacia dovrebbe prevedere investimenti economici e in risorse umane pari all’acquisto di una nuova farmacia: tutto il resto, a mio parere, è tempo e lavoro sprecato.