Con il titolare si mantiene quel distacco che nell’immaginario ha il capo con il subalterno; i ruoli sono diversi, gli orari di lavoro anche e soprattutto il titolare è colui che paga lo stipendio ogni mese.
I farmacisti collaboratori e il resto del personale sono sotto di lui, non solo nel senso gerarchico di importanza ma anche intendendo sotto la sua protezione, questo indica che lui ha delle grandi responsabilità anche nei loro confronti, che i collaboratori invece non hanno.
Per via della verticalità di questo rapporto, la posizione del titolare è molto distante da quella del collaboratore, la comunicazione tra i due è limitata e molto spesso problematica; i due hanno esigenze diverse, spesso non comprendono la visione dell’altro e si genera conflitto.
Il direttore invece è un collaboratore che è salito di grado, anche lui è sotto la tutela del titolare, riceve da lui lo stipendio, il che lo rende ovviamente più simile e quindi vicino al resto del personale.
Avendo un passato come farmacista collaboratore semplice, il direttore si rende conto meglio della condizione in cui si trovano i colleghi, di come sono diverse le caratteristiche di ognuno dei collaboratori, di quali possono essere le loro esigenze anche in relazione alla loro vita privata.
Il direttore è più vicino alla realtà del personale, a lui è affidata la gestione del lavoro quotidiano in farmacia e quindi il più del suo tempo è proprio in mezzo a loro, si può immaginare questo rapporto come posto su un piano orizzontale rispetto al precedente.
La confidenza tra collaboratore e direttore è maggiore e da questo ne risulta anche una migliore comunicazione, fondamentale per la buona riuscita di una squadra.
Un rapporto di confidenza è però un’arma a doppio taglio perché se il collaboratore si vede talmente vicino al direttore da trattarlo come un suo pari, viene meno il ruolo di superiore di cui è investito quest’ultimo ed egli non riuscirà effettivamente a gestire il lavoro degli altri farmacisti.
In questo caso fondamentale è l’intervento del titolare per riportare in equilibrio un rapporto che si era sbilanciato un po’ troppo.
Da qui la necessità per il collaboratore di entrambe le figure, titolare e direttore, uno è il vero capo e l’altro è un capo più vicino al personale.