A conferma di una tendenza, ormai credo decennale, noto un rinnovato proliferare di professionisti, guru del mondo della Farmacia, che propongono costose attività di coaching e consulenza varia per i titolari di farmacia. Costoro ormai dilagano sul web con blog e pagine facebook, più o meno frequentate, che raccolgono di tutto un po’, creando più confusione che altro. C’è addirittura chi, in uno slancio di creatività figlia del marketing più spregiudicato, si dedica alla “produzione letteraria”. Ecco allora il “manuale del farmacista sorprendente”, “la tua farmacia da infima a capolavoro” ed altre amenità di questo tipo. Hanno una visione personale di come dovrebbe funzionare una farmacia, non si capisce come maturata. Quasi tutti questi consulenti vantano un’esperienza di qualche tipo collegata alle farmacie, magari come ex dipendenti di un’azienda di servizi. Non mi risulta che ce ne siano molti laureati in farmacia.
Ascoltandone i discorsi, leggendone gli interventi, appare palese che non sanno davvero di cosa parlano. Lo scrivo in relazione al fatto che la Farmacia non è un esercizio commerciale inteso in senso proprio, ma questo, cari farmacisti, voi lo sapete già.
Le sfide che oggi la Farmacia si trova ad affrontare sono molte e difficili, non esistono soluzioni miracolose da adottare. Aggiungo che eventualmente, tali soluzioni non passano certo attraverso il misconoscimento del ruolo del farmacista all’interno dell’organizzazione del SSN. Dimenticare questo punto è fare esattamente il gioco dei nemici della Farmacia, di coloro i quali vedono nell’esercizio della distribuzione del farmaco un’opportunità di business fine a se stessa. Credo che queste persone non abbiano una vaga idea di quali responsabilità e quale carico di lavoro sia posato sulle spalle di chi indossa camice bianco e caduceo all’occhiello del camice. Qualcuno dovrebbe spiegare a questi geni della comunicazione, quanto sia difficile ragionare e ragionare bene sul farmaco, cos’è la farmacovigilanza, quanto tempo si impiega per lavorare sull’aderenza alla terapia dei propri pazienti, sul migliorare il proprio consiglio, sul gestire i servizi e gli obblighi amministrativi direttamente legati alla salute dei cittadini. I nostri amici professionisti, invece, preferiscono dare priorità all’aspetto puramente aziendale. Allora spesso si leggono slogan fantastici ma al limite dell’offesa, quando si descrive la farmacia come un bazar démodé quando non allineata agli ultimi trend in fatto di category management, quando non adotta la paletta colori ideale per la segnaletica, quando non avvia innumerevoli iniziative di fidelizzazione dei propri clienti. Un po’ di decenza! Stiamo parlando di un luogo dove le persone entrano soprattutto perché stanno male, perché devono iniziare una terapia ed hanno bisogno di un consiglio, altro che passascatole! Mi rifiuto di far passare il messaggio che possa esistere una farmacia di successo quando questo è misurato sul fatturato. Signori tutti, la farmacia si valuta in primis sulla capacità di mettere in pratica il proprio ruolo sociale ed istituzionale.
Intendiamoci, la farmacia deve essere amministrata come un’azienda. Non nego questo, ma la consulenza di un professionista, deve essere portata tenendo conto di qual è il ruolo del farmacista titolare e dei farmacisti collaboratori, della loro dignità. Questo non accade, perché non è immediato comprenderne i ruoli.
Ammetto, però, che la categoria dei farmacisti è perfettamente in grado di farsi del male da sola. Qual è il limite dei farmacisti in relazione al tipo di problema che stiamo trattando? Bene, la formazione universitaria punta a laureare dei professionisti del farmaco, capaci anche di districarsi tra le norme che ne regolamentano la distribuzione e la vendita. Gli aspetti legati all’amministrazione, alla gestione finanziaria, al marketing richiedono altre competenze specifiche. Quindi la consulenza serve. Deve essere considerata dalla farmacia che ha intenzione di trattare in maniera professionale non già le questioni inerenti al farmaco, ma anche quelle più squisitamente strategiche e aziendali. Parlando con i miei amici e clienti Farmacisti, nonché prossimi colleghi, emerge però un dato di fatto incontrovertibile. Una parte dei consulenti si propone in maniera non professionale. Spesso i contenuti sono inesistenti ed appaiono come innovativi o seducenti solo perché il farmacista non ha un background tale da poterne giudicare l’opportunità e la qualità. Una pratica paradossale, utilizzata per coprire le lacune della propria offerta professionale, è quella di presentarsi come amico del farmacista; quello che volentieri si fa una partita a tennis la domenica, una gita in barca, un weekend in montagna. In realtà, che opinione hanno dei farmacisti queste persone? In privato è un fiorire di aggettivi nemmeno tanto sussurrati all’interlocutore occasionale o ad un collega: ottusi, analfabeti informatici, incapaci, viziati, passascatole, rissosi, supponenti, rompiscatole, distratti. Sono davvero stanco di trovarmi davanti questi ingrati che mancano di qualsiasi sensibilità, compresa quella etica tra cliente e fornitore. Per fortuna questo genere di persone hanno una parabola classica nel loro modo di fare business: fase di diffusione, successo breve e declino triste.
Servirebbe una maggior profilassi nel settore dei servizi alle farmacie, i farmacisti stessi dovrebbero fare in modo che chi si propone in maniera non opportuna, sia allontanato dal settore.
Sento l’obbligo di fare un distinguo. Rispetto molto chi, in questo periodo di crisi, ha il coraggio di rimanere nel proprio ambito, puntando sull’innovazione, piuttosto che inventarsi in ruoli inutili al miglioramento delle condizioni dei propri clienti. Professionisti seri, che davvero sono funzionali al completamento della Farmacia intesa come Azienda.
Cari futuri colleghi farmacisti, aprite gli occhi e fidatevi del vostro istinto nel costruire la priorità della vostra azione da imprenditori. Siate orgogliosi di essere farmacisti e non fatevi trattare come degli ottusi o peggio. Diffidate da chi non ha una conoscenza specifica del vostro lavoro!
Giovanni Milano
Complimenti!….Condivido la visione che hai sulla Professione Farmacista,che ben lontana dalla realtà che oggi si vive.Mi piacerebbe contattarti per raccontarti la mia esperienza di titolare di Farmacia Rurale negli anni “70 e la trasformazione professionale oggi scopro che è attualissima! Complimenti ancora!! Anna Rita Manca