Counseling in farmacia: tra mito e realtà

Il farmacista, ogni mattina della sua vita, si alza consapevole di quale sia il core della propria attività e quanto sia importante la presa in carico del paziente e la sua conduzione verso un migliore stato di salute.

Ogni gesto, anche la dispensazione più semplice, ha come fine ultimo la risposta a un’esigenza di si rivolge al farmacista.

Tutti ricordiamo quando a settembre, abbronzati e con gli astucci super attrezzati, la maestra proponeva il tema sulle vacanze estive. Ogni anno.

Cosa cambiava tra un alunno e l’altro o nello stesso alunno di anno in anno?

Probabilmente le esperienze raccontate, certo.

Ma la valutazione della maestra esulava dal racconto in quanto trasposizione di dati, soffermandosi e analizzando la capacità dell’alunno di trasmettere un’emozione, di rendere vivido un ricordo, di dipingere con i suoi colori una scena descritta.

Al farmacista in farmacia è richiesta una crescita paragonabile a quella che la maestra si aspettava a settembre e che in alcuni riscontrava sorridendo, in altri non percepiva.

Il counseling in farmacia si fa con il cuore e con gli strumenti.

Entrambi si possono imparare.

Esiste una propensione individuale – ciò è innegabile – ma l’empatia, l’ascolto, la capacità comunicativa si possono apprendere.

Tra le competenze richieste al farmacista moderno vi è il dialogo, base imprescindibile per un counseling efficace che consta di momenti tecnici e che occorre conoscere per attuare.

Una volta studiati e fatti propri, questi strumenti semplici e replicabili diventano l’occasione per lo scatto di qualità che ci aspettiamo da un farmacista consapevole e che rende consapevoli i pazienti della propria professionalità.

Sarò una visionaria illusa, ma a quel punto la conseguenza naturale è il cambio della percezione del paziente nei confronti del farmacista stesso.

Sta a ognuno di noi portare avanti un cambio di paradigma da mero “esecutore di prescrizioni” di figure più influenti – non è solo il medico –, a parte integrante del processo decisionale della persona di cui ci prendiamo cura, nel suo percorso di salute.

In tale ottica, a vista del paziente, un farmacista non sarà uguale all’altro, ma percepirà la differenza quando c’è il cuore, così come evidente era per la maestra la differenza tra gli alunni nel tema sulle vacanze.

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Giuseppina Amato
Giuseppina Amato
Farmacista dal 2007, esercita la professione dividendosi tra il banco e il retro-banco della farmacia di famiglia, occupandosi di relazioni sia col pubblico sia con fornitori di prodotti e servizi. Ha coniugato la passione per le parole e per la comunicazione con l’attività lavorativa, pensando ad un modo nuovo ed assolutamente personale di intendere la professione. Ha sviluppato progetti legati a maternità e prima infanzia che caratterizzano oggi la sua attività.

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