Le richieste di maternità in una farmacia che è donna

Viviamo in un periodo della storia in cui non si fanno più figli, la natalità in Italia ha da tempo un trend negativo e di recente ha toccato il minimo storico che non si registrava dal 1861.


La maggiore causa di questa diminuzione è la percezione di vulnerabilità economica degli individui, dove l’insicurezza maggiore è registrata dalle donne.


Intraprendere una gravidanza significa assentarsi per lungo tempo dal lavoro, chiedere una riduzione di orario nel momento in cui si ritorna all’occupazione, rinunciare a fare carriera, cambiare le proprie priorità insomma tutte situazioni che non rendono più tanto appetibile la donna appunto, in ambito lavorativo.


In farmacia circa l’80% del personale è donna, percentuale che è andata aumentando negli anni e che verosimilmente continuerà in questa direzione.

Posto che è obiettivo comune quello di favorire l’aumento delle nascite perché ne viene il futuro dell’intera nazione, un luogo di lavoro come la farmacia, popolato principalmente da donne appunto, dovrebbe impegnarsi per fare del suo meglio e venire in contro alle richieste di maternità.


Innanzitutto se si ha prevalenza di personale femminile tra i 25 e i 45 anni ci si dovrebbe aspettare e preparare a un certo numero di richieste di maternità; quando arrivano queste richieste, il titolare dovrebbe avere una visione abbastanza ampia da vedere i vantaggi che il suo personale può portare alla comunità intera.


Nelle farmacie private indipendenti fare richiesta di maternità è ancora visto come qualcosa di molto problematico che porta le future mamme a vedere cambi di atteggiamenti nei propri confronti, inasprimento dei rapporti tra il personale e difficoltà a comunicare le reali esigenze di una nuova vita da genitore. Il problema è che non si riesce a vedere la maternità come tempo dedicato al futuro della specie ma generalmente percepito come tempo rubato al datore di lavoro che deve sostituire le assenze per maternità con qualcun altro.


Sottolineo un ulteriore punto che mi è molto caro: a diventare genitori sono due persone, un uomo e una donna, ma chi deve scontrarsi con queste difficoltà lavorative è solamente la donna.


Finché ci saranno queste differenze, l’uomo e la donna avranno pesi diversi nel mercato del lavoro e il datore di lavoro farà differenza se assumere un uomo o una donna, farà differenza se far fare carriera a uomo o una donna, è una cosa fisiologica.


Se si vuole cambiare questa situazione deve cambiare anche la gestione della maternità sul lavoro.

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Amanda Tamburo
Amanda Tamburo
Farmacista che unisce la passione per la cosmetica con quella per la gestione di farmacia.

6 COMMENTI

  1. Considerazione saggia e veritiera, però viene analizzata da un solo punto di vista (donna) bisogna proporre affinchè si cambi mentalità, ma in maniera semplificata che lo Stato si faccia carico al 100% con delle misure economiche e temporali ben precise per la lavoratrice e contributive per il datore di lavoro tali da evitare disagi all’ andamento economico dell’attività.

    • giusto! Tutti si occupano della mamma che lavora e nessuno di chi ha una piccola azienda da portare avanti quasi che il o la titolare vivessero al di fuori del contesto. Personalmente il contesto è vissuto con più partecipazione dal titolare che dal Collaboratore che chiusa la porta d’ingresso , rientra in un contesto diverso dove alla fine del mese avrà lo stipendio qualunque sia l’andamento economico della Farmacia. Era solo una piccola presa di posizione che non voleva certo suonare la tromba di Gerico. e buttar giù le mura.

  2. Sottolineo un ulteriore punto che mi è molto caro: a diventare genitori sono due persone, un uomo e una donna, ma chi deve scontrarsi con queste difficoltà lavorative è solamente la donna.

    “Finché ci saranno queste differenze, l’uomo e la donna avranno pesi diversi nel mercato del lavoro e il datore di lavoro farà differenza se assumere un uomo o una donna, farà differenza se far fare carriera a uomo o una donna, è una cosa fisiologica.

    Se si vuole cambiare questa situazione deve cambiare anche la gestione della maternità sul lavoro.”

    Vediamo un pò cosa proporrebbe Lei per cambiare la situazione!
    Nel mio piccolo proporrei che i 5 mesi di assenza per maternita legati alla nascita del nuovo individuo dovrebbero essere gestiti in modo tale da essere suddivisi in 2 mesi e 15 gg a colei che patorisce il figlio e i restanti 2mesi e 15 gg a colui che dovrebbe occuparsi della gestione totale delle esigenze del nuovo individuo. Mi sembra una cosa semplici e non stratosferica. Ma esiste per caso qualcuno fra gli addeetti alla politica attiva che realmente si preoccupa di gestire meglio questi 5 mesi di assenza dal lavoro per matewrnità? Una piccola azienda come spesso è la Farmacia non può non esprimere disagio per una assenza così prolungata se si aggiunge poi l’allattamento fino ad 1 anno di età del nuovo nato! Nessuna intenzione di crere problemi alla futura mamma anche se la realtà sottolinea che i disagi ” reali” sono numerevoli soprattutto in questo momento storico dove è quasi impossibile trovare una farmacista o un farmacista che sia disponibile per una sostituzione maternità! Le parole politically correct non potrebbero mai essere in discordanza di fase con la esigenza di fare + figli ma i fatti ogni tanto si lamentano . Grazie

  3. Il generico ” bisogna trovare” deve cominciare da te, cara Veronica , visto che sei tu ad aver espresso apertamente e visivamente questa esigenza. Probabilmente hai anche il phisyque du role per portarla avanti!
    Un caro saluto

  4. Grazie a tutti per i commenti, mi fa molto piacere che questo argomento accenda la discussione. Ovviamente non ho in mano la soluzione a questo problema ma penso che se questo disagio delle donne che cercano una maternità in farmacia come in altri posti di lavoro, diventi davvero importante e condiviso allora potrebbero arrivare delle proposte di soluzione. Pensiamo a quando, durante la guerra, le donne vennero reclutate per lavorare e, per fare in modo che potessero seguire i loro figli, vennero istituiti asili nido all’interno delle fabbriche, in quel modo la mamma lavorava e aveva vicino il suo bambino. Secondo me questa è una proposta che potrebbe essere ancora molto valida ma che purtoppo non è più presa in considerazione, forse perchè gli uomini sono tornati dalla guerra e possono andare loro a lavorare?

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