I vari registri linguistici del farmacista

In diverse occasioni, nel delineare il ruolo del farmacista, ho utilizzato termini che si riferiscono alla dualità o talvolta alla poliedricità delle sue funzioni e responsabilità. Tale osservazione trova concretezza nell’ascolto del suo discorso. Ogni collega che indossa il suo candido camice bianco al mattino, preparandosi ad accogliere i pazienti/clienti al banco, sa che dovrà attivare un comando speciale che permetterà alle sue sinapsi di cambiare rapidamente registro nella comunicazione con i vari interlocutori.

Trovo affascinante e indicativo di una grande flessibilità intellettuale la capacità di adattarsi all’interlocutore mantenendo una comunicazione efficace a ogni livello. Mi ritrovo spesso, e so che è un’esperienza condivisa da molti, a dover rapidamente adattare il mio vocabolario e la profondità del discorso alla persona che ho di fronte e al contesto in cui si svolge la conversazione. A volte, anche durante la stessa conversazione, devo aggiustare il tiro in base a ogni feedback verbale e non verbale che ricevo e che devo elaborare.

Noi farmacisti dobbiamo essere in grado di condurre con disinvoltura conversazioni tecniche con colleghi o altro personale specializzato – medici, infermieri, altri operatori –, così come di spiegare dosaggi e modalità di utilizzo alla signora straniera che non parla bene l’italiano. Dobbiamo confrontarci con terminologie specifiche – e non sempre strettamente “nostre” – quando studiamo un nuovo dispositivo o leggiamo la Gazzetta Ufficiale appena pubblicata, ma anche comprendere e farci comprendere dal signor Giuseppe che viene in farmacia per farsi tradurre le prescrizioni scritte o comunicate oralmente in “medichese” dal suo medico, davanti al quale per vergogna non ha osato dire di non capire.

Certo, richiede sforzo e si rischia di perdere un po’ di aplomb e di immagine candida e impassibile, ma l’obiettivo finale di una comunicazione efficace sarà raggiunto, anche se sarà stato necessario regredire – che termine inappropriato! – a un dialogo in dialetto.

A proposito, conoscete tutti il dialetto del luogo in cui lavorate, vero?

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Giuseppina Amato
Giuseppina Amato
Farmacista dal 2007, esercita la professione dividendosi tra il banco e il retro-banco della farmacia di famiglia, occupandosi di relazioni sia col pubblico sia con fornitori di prodotti e servizi. Ha coniugato la passione per le parole e per la comunicazione con l’attività lavorativa, pensando ad un modo nuovo ed assolutamente personale di intendere la professione. Ha sviluppato progetti legati a maternità e prima infanzia che caratterizzano oggi la sua attività.

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