Si narra che esista una persona intera, fatta di carne, ossa, e gambe sotto un busto, celata dietro la mitologica figura del “farmabanco” – metà farmacista, metà banco – che resta l’immagine conosciuta ai più. Questa persona, semovente con capacità anche di spostarsi oltre i confini della propria sede farmaceutica pare anche portarsi dietro conoscenze, competenze, abilità nonostante ogni tanto attacchi il camice all’interno del metallico armadietto del suo spogliatoio.
Per un oscuro disegno di non meglio specificate entità sovraziendali, sovrasindacali, sovraccademiche al momento della consegna del caduceo alla quasi totalità dei farmabanchi viene impostato un limitatore di autocoscienza che impedisce loro di percepirsi professionisti oltre le mura del loro edificio di riferimento.
Quei pochi eletti (identificati tra i farmabanchi con l’epiteto di folli) che sfuggono a tale marcatura in un momento di distrazione diventano capaci di uscire dalla farmapostazione e di raggiungere il popolo dei farmababbani (tutti coloro che disconoscono l’oscura arte farmaceutica) e di mescolarsi ad esso rimanendo farmacisti competenti e capaci di portare sapere e scienza in altri luoghi.
Se hai letto fino a qui, probabilmente anche tu sei uno dei folli, o visionari con un termine che più mi piace.
E mi piace molto sapere che se la porta della farmacia una volta la varchi per uscire da farmacista in “missione” e non solo perché è finito il tuo turno di lavoro, conoscerai il piacere di vivere l’anima della professione, quella possibilità di farsi tramite di conoscenza, di consapevolezza, di cultura della salute in contesti diversi da quelli consueti.
Crescerai in esperienza, in curiosità, in voglia di imparare e diverrai punto di riferimento per la comunità a cui ti proporrai.
Hai già provato? Ti va di raccontarmi la tua esperienza?
Io presto ti racconterò la mia.