Il moltiplicarsi delle attività da svolgere, il tempo a disposizione che sembra sempre di meno, rendono difficile la vita professionale del Titolare. La via d’uscita è legata ad un percorso che contempli innanzitutto la delega ad uno o più collaboratori e la costruzione della figura, finora poco usuale, di un responsabile/direttore.
Accade spesso che un titolare di farmacia mi dica che non ce la fa più a correre dappertutto. Incombenze burocratiche, costante ricerca e applicazione di nuove iniziative commerciali che mirano a sostenere incassi e margini, la cronica mancanza di tempo, fanno sì che ci senta spesso in affanno e inadempienti verso le attività che sarebbero da implementare.
Come fanno gli “altri”?
Confrontando le farmacie con aziende di altri settori, salta immediatamente agli occhi una differenza sostanziale nella struttura organizzativa: le farmacie sono, nella gran parte, organizzazioni “schiacciate” dove tra il titolare ed i collaboratori non ci sono elementi intermedi. Un po’ come se un esercito non avesse tra generali e soldati semplici né sottufficiali, né altri ufficiali.
In tale situazione, il titolare, coinvolto su tutti i fronti, rischia di divenire anche un limite all’espansione dell’attività.
In aggiunta, i collaboratori, abituati al fatto che sia il titolare stesso a prendere tutte o quasi le decisioni, avranno delle difficoltà a sviluppare quel senso di responsabilità (inteso nel senso più stretto dell’ etimologia del termine: abile nella risposta) spesso auspicato, ma difficilmente conseguito.
Superare questa situazione equivale ad introdurre il principio di delega, che non è l’abusato – e pericoloso – “pensaci-tu”, bensì la costruzione di una nuova figura professionale che, opportunamente addestrata nel tempo, gradualmente sia in grado di restituire tempo e serenità al titolare.
Quello che comunemente viene chiamato empowerment e che Wikipedia così definisce: «…un processo di crescita, sia dell’individuo sia del gruppo, basato sull’incremento della stima di sé, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.».
L’esperienza di numerosi casi simili, mi ha portato alla definizione di quella figura professionale che possiamo chiamare direttore e/o responsabile e/o primus inter pares (definitelo come volete…) e che in ogni caso si occupa delle molte attività operative della farmacia (orari e turni di lavoro, proposte al titolare riguardo le iniziative promozionali e la loro comunicazione, presentazione sempre al titolare dei possibili percorsi di crescita dei colleghi, verifica dell’esposizione, solo per fare alcuni esempi) e magari divenendo anche, per l’imprenditore stesso, un valido interlocutore interno su aspetti più strategici.
Imbattersi in figure professionali simili non è affatto facile, dal momento che solo ora emerge questa esigenza di delega ed i titolari che nel tempo hanno investito nella formazione di collaboratori più evoluti se li tengono stretti.
Quindi, sono portato a ricercare o quelli maggiormente predisposti tra i collaboratori già presenti in farmacia (1 caso su 3) o, più verosimilmente, tra giovani con al massimo un anno di esperienza, dotati di maggiore resilienza e disponibilità al cambiamento/apprendimento.
Fondamentale, come detto, è l’addestramento impartito loro da parte del titolare o di terze persone, con tempi che possono variare dai 12 ai 24 mesi per arrivare ad avere un vero alter-ego e non un semplice esecutore. Diffidare quindi dai “semplificatori” a scopo di lucro che promettono miracoli in 3 mesi!
Concludo raccontando un aneddoto: un titolare molto lucido mi ha chiesto di formare una giovane promessa in quanto, se l’avesse fatto lui, avrebbe appreso sicuramente tutti i suoi difetti, ma forse solo qualche pregio. Poi qualcuno afferma che i titolari non hanno una visione chiara della realtà…..