«Roma non fu costruita in un giorno», recita un vecchio detto usato per far comprendere che quando si vuole raggiungere obiettivi ambiziosi bisogna lavorare sodo e avere pazienza.
Allo stesso modo, i processi comunicativi del pharma non possono e non devono essere banalizzati, ridotti a concetti aleatori e inconsistenti.
Non bastano anni di studio per entrare a fondo nelle dinamiche della comunicazione, a partire dagli albori, per osservarne le trasformazioni.
Nel mio post «I touch point fisici e digitali della farmacia» ho predisposto un elenco non esaustivo di parte dei punti di contatto presenti in farmacia, offline e online.
Decine di opportunità che con impegno possono essere messe a frutto e con cui il farmacista può relazionarsi con i clienti/pazienti del territorio.
Dall’elenco prendo a caso alcune voci:
- Pagine social
- Free press
- Vetrine
Per ogni singolo elemento esistono molte riflessioni da fare:
- Come si allestisce uno mezzo comunicativo?
- Quali sono i criteri di predisposizione del mezzo?
- E dei contenuti?
- In che modo approcciare alla richness del mezzo rispetto agli obiettivi?
- Il canale scelto è sincrono o asincrono?
Ogni domanda trova una data risposta, valutata sulla base delle peculiarità del progetto comunicativo.
E invece accade che il tema della “comunicazione in farmacia” viene usato come qualcosa en passant, buttata lì solo per riempire il vuoto con le parole.
Con l’intenzione di colmare il nulla con cui spesso si è abituati a convivere, alcuni soggetti si lanciano a caso nel mare della comunicazione che – sottolineo – richiede anni di studio e duro lavoro.
Tutto ciò considerando che la farmacia è un’attività – ancora – a forte connotazione sanitaria e non commerciale.
La banalizzazione non dovrebbe mai trovare spazio nel mondo del pharma fatto di ricerca, sperimentazione, conoscenze e saperi.