Un articolo pubblicato su Nuovo Collegamento, pone in evidenza una pratica quotidiana legata alla somministrazione, da parte di alcune farmacie, di farmacisti appena laureati per svolgere l’attività di farmacista al banco, fruendo del periodo previsto ottenere l’abilitazione alla professione, giustificando una gratuità della pratica con il maggior bisogno del collega nel raggiungere quanto prima l’abilitazione.
Altro aspetto evidenziato è relativo al contratto di inserimento, che molte farmacie utilizzano per inquadrare il farmacista neolaureato, fruendo delle prestazioni professionali a prezzi ridicoli, avviando un circolo vizioso che vede la farmacia fruire dei sei mesi gratuiti per poi assumere un altro collega neolaureato e cosi’ via, dando vita a quella che è una vera e propria staffetta lavorativa, con ovvi benefici per il bilancio della farmacia.
Al di là degli aspetti legati alla sempre più forte necessità di una vigilanza proattiva affinché queste pratiche vengano prevenute e represse, con l’obiettivo di favorire stabilità occupazionale, uno degli aspetti che andrebbe messo al centro dell’attenzione è quello legato alle dinamiche pratiche sull’attività in farmacia, ovvero:
- fidelizzazione del cliente
- aderenza terapeutica del paziente
La prima, fidelizzazione del cliente, ha certamente un aspetto più commerciale e meno filosofico: un paziente che vede volti nuovi in farmacia, preferirà quella farmacia con una certa stabilità relazionale, ovvero vorrà relazionarsi con il farmacista di sempre, che conosce bene, e con il quale ha stabilito un rapporto fiduciario e confidenziale. Forzare il turnover lavorativo, ovvero, aumentare la frequenza dei cambi, se da un lato da un beneficio alla struttura dei costi, dall’altro provoca la disaffezione del cliente verso la farmacia, con il conseguente indebolimento del legame paziente-farmacista-farmacia.
La seconda – ma non meno importante – dinamica, relativa alla sfera di competenza del farmacista, è legata all’aderenza terapeutica, argomento di cui si discute quotidianamente. Chi può infatti accompagnare per mano il paziente cronico, se non il farmacista che conosce bene le proprie peculiarità? Parliamo di compliance nella terapia cronica, ma anche di aspetti quali interazioni da farmaci, terapie alternative, effetti collaterali e avversi, e quanto altro. Tra i vari fattori che influenzano l’aderenza alla terapia, è ormai chiaro che il farmacista svolge un ruolo centrale, e se, ad esempio, cambiare un farmaco equivalente con un altro può creare problemi al paziente, d’altro canto, il cambiare in continuazione farmacista al banco potrebbe costituire uno degli elementi a sfavore di una corretta aderenza alla terapia.
Riduzione dei costi della farmacia sì, ma badando sia agli aspetti etici, quanto agli aspetti pratici che certe pratiche porterebbero sull’andamento della farmacia.