Lavorando su e giù per l’Italia, non di rado ci si imbatte in farmacie gestite in modo non impeccabile (finanziariamente, come esposizione e/o lay-out, in termini di accoglienza, di comunicazione, etc).
Viene allora spontaneo chiedersi a cosa siano serviti tutti quei corsi organizzati dalle varie aziende e cooperative, ECM o meno.
La risposta più immediata è che tra il “dire” ed il “fare” c’è una bella differenza: fare affermazioni in un’aula o attraverso internet e social è sicuramente più facile rispetto al fatto di essere in farmacia con il gestionale davanti che, impietosamente, evidenzia se le azioni da me ideate abbiano avuto o meno un riscontro positivo.
La seconda riflessione, meno immediata ma ancora più importante, è che partecipare ad un corso o confrontarmi con qualcuno sarà tanto più efficace quanto più lo farò liberandomi da alcune delle convinzioni limitanti che pregiudicano, appunto, l’esito delle mie azioni.
”L’erba del vicino”…
Affermazioni, ad esempio, come «la zona del vicino è migliore della mia e per questo ha sempre la farmacia piena», oppure «il mio quartiere è composto da sole persone anziane», «i miei collaboratori sanno portare solo problemi», etc, evidenziano che mi sto concentrando su fattori esterni a me e che, in quanto tali, non potrò né controllare, né tantomeno modificare (la pianta organica non la posso variare, non posso costringere persone più giovani ad abitare vicino alla mia farmacia, non posso cambiare la mente dei collaboratori).
Di conseguenza, seguiterò a fare le stesse cose che ho sempre fatto, mentre anche Einstein sosteneva che per ottenere risultati diversi/migliori occorre fare cose diverse.
Eliminare gli “alibi”…
Se voglio veramente migliorare i risultati della mia farmacia, devo quindi rivolgermi a tutte quelle attività che sono nel mio perimetro di influenza, lasciando da parte quelle che viceversa ne sono fuori. Di conseguenza, eliminerò tutti quegli alibi che mi hanno finora impedito di ottenere risultati più brillanti.
Il mio vicino ha sempre la farmacia piena perché ha una zona migliore: non potrebbe essere che il vicino sia più bravo di me? Ed ammesso e non concesso che la sua zona sia più proficua della mia, vorrà dire che dovrò essere ancora più bravo per confrontarmi con lui. Studierò, mi relazionerò con degli addetti ai lavori, in ogni caso lancio la sfida a me stesso e mi libero delle naturali, umane, ma deleterie, resistenze al cambiamento.
Le “persone anziane”…
Il mio quartiere è frequentato solo (???) da persone anziane: vale la pena domandarsi se la “costruzione” della mia farmacia in termini di piacevolezza dell’ambiente, di prodotti e prezzi praticati, di orari, di accoglienza da parte dei collaboratori sia all’altezza delle aspettative dei quarantenni o dei cinquantenni che pure, anche nel mio quartiere, esisteranno. Se mi chiedessi dove vanno ora e perché, avrei già in mente almeno metà del lavoro da fare.
I “miei collaboratori”…
I miei collaboratori portano solo problemi: dovrei chiedermi se il metodo con il quale li ho selezionati sia ancora valido. Ma soprattutto, devo chiedermi se io li abbia mai “allenati” per diventare come li vorrei. Ho mai investito una parte del mio tempo per insegnare loro come presentare i prodotti, i servizi della farmacia o li ho semplicemente “mandati al corso di xy”? Il fatto che al banco siano molto “asciutti” sui temi professionali, potrebbe essere indice di una sicurezza in se stessi da migliorare? Anche nel loro caso, possedere i tecnicismi che si insegnano ai corsi non equivale sempre a saperli utilizzare nella relazione con i Clienti.
In conclusione…
In conclusione, concentrarsi su ciò che è in nostro potere e che non dipende da altri ci garantisce non solo risultati economici migliori, ma anche la soddisfazione di un lavoro ben fatto che parla bene di noi agli altri. E soprattutto a noi stessi.
Bravo