Sono dell’avviso che ci sia un grande potenziale disperso se soffermiamo la nostra attenzione nell’analizzare la marginalità della farmacia.
Una distribuzione capillare ed efficace, un’offerta particolarmente specializzata e articolata, un servizio offerto attraverso personale altamente qualificato non hanno purtroppo favorito, come c’era invece da augurarsi, pratiche commerciali sempre chiare e comprensibili in questo specifico settore.
L’assortimento di una farmacia di medie dimensioni consta di 10-15mila referenze diverse, riassumibili in una quindicina di reparti merceologici ben distinti e peraltro proposte al pubblico in superfici di 70-150 metri quadri, nella maggior parte dei casi. Per non parlare dei magazzini della farmacia tipo, da un po’ di anni proposti anche in modalità automatiche, ma i cui spazi spesso sono considerati poco più che depositi di merci. C’è da riflettere sul fatto che lo stesso numero di referenze è riscontrabile nell’offerta di supermercati ampi 3.000 metri quadri, quindi con ben altre aree logistiche a disposizione. Quindi sto parlando di una complessità oggettiva nella gestione della farmacia che non può lasciare indifferenti.
A tutto ciò premesso, aggiungo un punto di domanda che mi ha fatto dare il titolo a questi miei pensieri: data la complessità organizzativa dell’approvvigionamento e dello stoccaggio di merce in farmacia, è possibile che una percentuale davvero elevata degli acquisti passi ancora attraverso i cosiddetti ordini giornalieri?
Ebbene sì, forse in quell’abitudine del farmacista di fermarsi prima di pranzo per comunicare ai suoi depositi di riferimento le necessità quotidiane c’è qualcosa di razionalizzabile che forse è difficile da quantificare, ma che sicuramente fa perdere punti di margine e che di recente, tra inflazione e costi di trasporto, è diventata anche una prassi particolarmente costosa.
Arriverà (o è arrivata) davvero un’intelligenza artificiale a gestire tale attività laddove per anni l’intelligenza umana non è giunta con soluzioni adeguate?
Alcuni fornitori propongono di amministrare le consegne acquisendo dati direttamente dal gestionale della farmacia, ma è come consegnare le chiavi a terzi per diventare solo inquilini in casa propria.
Basta saperlo, perché la comodità… si paga.
E tutto questo per non prendere la sana abitudine di analizzare le proprie statistiche di vendita al fine di programmare gli acquisti in momenti precisi dell’anno, magari con gli stessi depositi, ovvero di spostare le forniture, laddove possibile, verso le ditte produttrici.
Qualcuno mi dirà che le farmacie rurali, piccoline, non hanno i mezzi e i numeri per sostenere un concreto cambiamento ma siamo nel terzo millennio e non possiamo giustificarci più un tale immobilismo generale.
È osare troppo immaginare un cambio nell’operatività quotidiana del farmacista?
È un’illusione pensare a un miglioramento organizzativo tutto sommato possibile?
Cosa succede in altri comparti economici concettualmente similari?
Chissà… ma non nascondiamoci nelle giustificazioni legate alla peculiarità del settore, perché spesso l’innovazione proviene da idee a noi molto lontane.
Ma l’approvvigionamento non ha a che fare solo con problemi logistici.
Pensiamo anche per un attimo al potere delle scelte personali: l’assortimento parla della farmacia al proprio pubblico, la caratterizza, attira un certo tipo di utenza così come fa la specializzazione di chi vi opera all’interno. Assortire significa fare delle scelte, rinunciare a qualcosa per distinguersi su qualcos’altro. Ma l’assortimento è solo una fase dell’intero processo: per vendere, per proporre, non basta prendere in mano una ricetta e consegnare un farmaco: occorre lavorarci su. Quindi sarebbe auspicabile acquistare solo ciò in cui si crede, proporre solo ciò per cui si ha qualcosa da dire, e questo significa che nei processi di rifornimento occorre avere una propria strategia, non si può essere massificati.
Mettere sul banco un prodotto, magari acquistato con un ottimo sconto, per poi verificare passivamente come va è deleterio, oltre che inutile. Assorbe tempo, energia e denaro spendibili diversamente. Essere guidati da una strategia è innanzitutto una questione di qualità, prima ancora che di quantità, nella condizione ideale, perciò, siamo ben lontani da una gestione fatta di ordini giornalieri. Nessuno ha costretto la farmacia ad allargare la propria offerta, ma al contempo occorre allargare anche le proprie competenze commerciali sia in fase di proposta al cliente che d’acquisto.
Altrimenti, chi si accontenta… gode meno.