Le problematiche attuali della farmacia italiana – 1/5

La farmacia italiana si trova oggi a dover gestire una moltitudine di questioni che, se in passato erano ritenute solo marginali, col tempo si sono trasformate in vere e proprie piaghe, spesso difficili da sanare in tempi brevi.

Ecco di seguito un’analisi delle questioni più spinose, suddivisa in cinque appuntamenti, che andrebbero risolte nel più breve tempo possibile, affinché la farmacia possa riprendersi dal decennio peggiore della sua storia e affinché i farmacisti ritrovino la giusta serenità per fronteggiare i cambiamenti richiesti dal settore. Si pensi, ad esempio, che per la prima volta l’offerta delle farmacie in vendita ha superato la domanda.

Alla base di ogni problematica c’è l’interesse di raggiungere ad ogni costo il più alto livello di profitto da parte dei soggetti coinvolti, noncuranti dell’etica professionale, della tutela della salute pubblica e dello sviluppo ottimale della governance di sistema.

Contenimento spesa sanitaria pubblica. E’ la bestia nera dei farmacisti italiani. Il miglior cliente della farmacia, si sa, è il SSN e per questo il farmacista cerca di trattarlo sempre con i guanti bianchi. Però, quello che è stato definito miglior cliente, non riserva lo stesso trattamento alla farmacia. La continua lotta nel limitare la spesa farmaceutica pubblica disorienta il farmacista combattuto tra il continuare ad investire, favorire l’occupazione e lo sviluppo, e il mantenere e conservare quel che già si ha, stando a guardare.

Il SSN, come un novello Robin Hood, prende alle farmacie private per arricchire le strutture interne (principalmente ASL e AO) bisognose di continui flussi finanziari. Come in lente e affollate carovane, gli impiegati che ci lavorano continuano a dissanguare un SSN sempre più debole a scapito della qualità del servizio.

Alcuni esempi di tagli:

  • Tagli alimenti per pazienti nefropatici
  • Tagli distribuzione dei prodotti per nutrizione parenterale
  • Tagli distribuzione dei presidi per diabetici
  • Tagli presidi per incontinenza
  • Tagli quantità e tipologia dei farmaci da distribuire in convenzione (DPC)
  • Tagli ossigeno liquido

Ritardo dei pagamenti. La problematica è vecchia quanto il mondo. Da troppi anni ormai la categoria è costretta a subire i disastrosi bilanci delle ASL e a sottostare al maggior costo delle società finanziarie. Forti del fatto che la farmacia gode di buon rating, esse fanno in modo che il sistema spinga a chiedere anticipazioni creditizie. Ci si chiede perché alcune ASL italiane arrivino a 14-15 mesi di ritardo nei pagamenti, perché le ASL non si preoccupano di risanare i bilanci sulla farmaceutica e di destinare le giuste risorse al comparto e perché, infine, i Servizi Sanitari Regionali considerano la farmacia privata come un’estranea, mettendola in secondo piano rispetto ai fabbisogni di ASL, MMG e AO. E’ lecito qui ipotizzare un conflitto di interessi, un business nel business, proprio di un settore chiuso e messo allo stremo.

Remunerazione della ricetta SSN. Il farmacista abituato ai margini degli anni ’80, batte cassa a causa della mancata iniezione sul marcato di nuove molecole e nuovi farmaci protetti da brevetto. Si è quindi arrivati al bisogno di dover riscrivere le regole e passare ad un sistema che garantisca la giusta remunerazione al professionista che espleta la propria attività in base all’andamento del valore dei farmaci. Tale rimodulazione avrebbe di sicuro effetti diversi a seconda della Regione in cui verrebbe applicata: le Regioni che totalizzano un numero maggiore di ricette godrebbero di maggiori vantaggi, mentre quelle più parsimoniose, con meno ricette, verrebbero penalizzate. E’ una questione spinosa da affrontare e ciò giustifica la lentezza con la quale procedono i lavori caratterizzati da trattative strettamente riservate, che la Federazione farebbe bene a condividere con i Titolari.

Remunerazione dei servizi. Prevedere un compenso per i servizi offerti dalla farmacia, quali medicazioni, prenotazioni CUP, consegna referti, autoanalisi: nota dolente della rimodulazione, in quanto il SSN ha difficoltà a restare nei limiti della spesa. I farmacisti sarebbero felici di dare il loro contributo, escludendo le opposizioni di varie associazioni di categoria, tra analisti, medici e fisioterapisti. Intanto, nell’attesa di una svolta effettiva, prolifera il business delle società esterne che propongono questi servizi alla farmacia. Ma è proprio la Federazione dei Titolari a ricordare al farmacista che tali servizi vanno offerti nativamente, evitando di dare manforte a società terze che indebolirebbero il sistema farmacia e vanificherebbero gli sforzi legislativi.

Liberalizzazione farmacie. Gran parte degli operatori del settore ha fermamente compreso che liberalizzare totalmente il settore, ovvero concedere a tutti la possibilità di aprire una farmacia, non converrebbe a nessuno. La liberalizzazione totale, ipotesi plausibile, provocherebbe effetti disastrosi. Si pensi alle farmacie rurali: chi impedirebbe ad un farmacista di spostare i propri investimenti da un centro rurale ad un’area metropolitana, maggiormente produttiva? Certo, sarebbe tutto regolamentato mediante incentivi ai rurali, ma che dire delle indennità di residenza tutt’ora bloccate e ridimensionate? Inoltre, liberalizzare significherebbe dare la possibilità a grandi gruppi di fare economie di scala, andando contro i margini della filiera, la qualità del servizio offerto e la tutela delle risorse umane. Si romperebbe la bolla di valore creata nel corso dei decenni e si opererebbe in un’ ottica prettamente imprenditoriale.

Si pensava, inoltre, di liberalizzare la vendita di alcuni tipi di farmaci in confezioni starter in altri esercizi commerciali, come tabaccherie e supermercati e senza la presenza del farmacista. Operazione questa molto pericolosa sotto il profilo della farmacovigilanza.

Certo uno degli effetti di una liberalizzazione totale sarebbe l’aumento della concorrenza tra le imprese che operano nel settore farmaceutico: si avrebbe una maggiore possibilità di scelta. Con l’ampliarsi della base delle farmacie sorgerebbero nuove imprese operanti nell’indotto, generando una maggiore concorrenza e permettendo al farmacista di poter ottenere servizi e prodotti a prezzi più bassi. Ma solamente ciò non giustificherebbe una eventuale liberalizzazione.

Liberalizzazione delle professioni. Argomento attualissimo: la riorganizzazione, come misura anticrisi, prevedrebbe l’abolizione degli esami di Stato per l’accesso alle professioni e la soppressione degli Ordini professionali. Ennesimo pasticcio in salsa italiana con l’obiettivo di indebolire il ruolo sociale che la categoria ha costruito nel corso dei secoli. Una misura inutile e molto pericolosa per la tutela della salute delle persone. Statalizzando il sistema degli Ordini si assisterebbe al decadimento della qualità del servizio reso e, conoscendo bene la tempistica della burocrazia italiana, anche al rallentamento del disbrigo di pratiche amministrative.

Abbassamento quorum. Le parafarmacie sono nate sì, per un riadeguamento della norma (cfr. decreto Bersani), ma fondamentalmente anche per la risoluzione di un problema già noto al settore: la scarsa possibilità per un farmacista di poter accedere al mondo delle farmacie in veste di titolare e la mancanza di un valido sistema di concorsi. E allora, per favorire l’inserimento dei farmacisti e la nascita di nuove farmacie, quale migliore opzione se non quella di revisionare la pianta organica delle farmacie abbassando il quorum? La proposta di abbassare il quorum presenta indubbiamente aspetti interessanti nel miglioramento del servizio reso al cittadino, soprattutto nei grandi centri urbani, mentre resterebbe pressoché invariata la situazione nei piccoli centri rurali e in quelli medi. L’unico punto a sfavore sarebbe la diminuzione della marginalità delle singole farmacie.

Se ci spostiamo in Francia scopriamo che la Camera dei deputati ha approvato una norma che rialza il quorum da 3500 a 4500 abitanti per farmacia. L’ha fatto per rafforzare il sistema farmaceutico e per garantire una redditività maggiore alle farmacie impegnate ad offrire una serie di servizi a livello territoriale. Abbiamo la dimostrazione che, se si desidera mantenere un servizio di alta qualità, abbassare il quorum non sarebbe molto produttivo, tuttavia se la misura risolvesse parte dei problemi occupazionali, ben vengano le modifiche al ribasso.

Riattivazione sistema concorsi. L’abbassamento del quorum è un falso problema se non si pensa prima ad oliare il meccanismo dei concorsi per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche. Questo sistema, lento e paradossale, in cui i titoli valgono più delle prove d’esame, solo se ripensato e snellito consentirebbe a tanti giovani farmacisti di acquisire l’idoneità alla Titolarità e gestire una propria attività, senza vedersi costretti a dover acquistare a caro prezzo una farmacia se non la si possiede di famiglia.

Insoddisfazione dei farmacisti collaboratori. Sono le colonne portanti della farmacia italiana eppure non se ne parla quasi mai. La categoria dei farmacisti collaboratori è da tempo insoddisfatta per i ritardi nei rinnovi contrattuali, per la paga da fame e perché i contratti, rapportati a quelli di natura commerciale, sono poco rispettosi per la categoria.

Molti collaboratori, dunque, sottopagati e maltrattati per quanto riguarda i permessi, le ferie e i turni di lavoro, entrano in contrasto con il Titolare e non si sentono tutelati né dalle Federazioni né dagli Ordini. La Federazione dei Titolari si appella al periodo storico di maggior necessità, mentre i sindacati dei lavoratori reclamano maggiori risorse, facendo solo finta di tutelare gli interessi del farmacista. I farmacisti collaboratori non chiedono altro che essere ascoltati. E’ così che, proprio per dare ascolto a una voce nel deserto, sono nate decine di associazioni di farmacisti non Titolari.

Al fianco dei collaboratori vi sono altre categorie di lavoratori ugualmente poco tutelati dalla legge, essi sono magazzinieri, corrieri e trasportatori. Ogni giorno fanno un duro lavoro senza che nessuno glielo riconosca. Silenziosi, senza rappresentanze, con il sole d’estate e la pioggia d’inverno, portano avanti il sistema farmacia.

Occupazione dei farmacisti. Attualmente la problematica non ha grande rilevanza. Le statistiche al riguardo sono eloquenti: il lavoro del farmacista è tra quelli più richiesti e gli stessi neolaureati riescono a trovare lavoro in brevissimo tempo. Il settore, però, non ha fatto ancora i conti con alcune dinamiche operate che creano una flessione dei posti disponibili: spesso il farmacista titolare attinge forza lavoro dal mercato dei non laureati, contribuendo al disfacimento del sistema farmacia. Il farmacista, vuoi per la forte pressione fiscale, vuoi per la concorrenza intra ed extracanale, si adopera per tagliare i costi fissi e questa risulta una pratica sempre più diffusa. E gli Ordini e le Federazioni, dal canto loro, fanno orecchie da mercante.

Concorrenza tra poli universitari e business del laureato. Causa di un tasso di disoccupazione nel settore, potrebbe divenire, nel medio-lungo periodo, il fenomeno concorrenziale tra poli universitari, ovvero, il volere istituire a tutti i costi nuove Facoltà di Farmacia, immettendo nel settore un eccessivo numero di laureati, senza che vi sia una reale domanda. Insomma un po’ come avviene per gli avvocati, commercialisti e altre categorie non protette. Unico scopo quello di incrementare il business delle cattedre e degli incarichi. Il fenomeno potrebbe avere, dunque, effetti sconfortanti.

Lotta ai capitali provenienti dall’estero. Il business del farmaco in Italia, al settimo posto nel mondo, fa gola a tanti investitori esteri. Ecco allora che non si è perso tempo ad investire su un mercato vergine come quello italiano. La strategia è chiara: svalutare il valore commerciale delle farmacie in modo da poter intervenire a tempo debito, rilevando singole farmacie, trasformandole in catene.

Attacchi dei Servizi Sanitari Regionali. Si fa riferimento al caso della Fascia H, passata solo teoricamente ai farmacisti che non hanno ancora avuto la possibilità di esserne i distributori, al numero sempre più crescente dei farmaci inclusi nelle liste per la DPC, e al fatto, strano ma vero, che la Regione Toscana abbia deciso di tagliare fuori i farmacisti dalla filiera, arrogandosi il diritto di distribuire i farmaci direttamente agli assistiti acquistando direttamente dall’industria. Non è questo il trattamento da riservare a un presidio socio-sanitario di grande importanza.

Attacchi esterni (Farmindustria/Poste/DHL). Si tratta di grosse organizzazioni intenzionate a distribuire il farmaco direttamente al paziente, escludendo le farmacie private. Scenario in cui la farmacia perderebbe tutta la sua essenzialità. Si resta a bocca aperta quando, chi afferma di voler fare della farmacia un partner, si ritrova a tavolino con Poste Italiane per firmare un accordo sulla distribuzione di farmaci direttamente a casa del paziente, tagliando fuori i veri protagonisti del settore. La logica è strettamente imprenditoriale: perché far partecipare le farmacie, quando automaticamente si possono stringere rapporti con i pazienti e quindi marginare di più?

Brevetti in scadenza. Il mancato inserimento in farmacia di nuove molecole per prodotti innovativi e la presenza di farmaci di basso valore economico costituiscono un problema difficilmente risolvibile, se non con l’immissione sul mercato di nuove molecole. Lo Stato però, si arroga il diritto di trattenerle per sé ed utilizzarle nelle proprie strutture, avvalendosi della DPC (Distribuzione per Conto). L’industria in Italia è impegnata a massimizzare il consumo delle molecole che hanno ancora il brevetto con operazioni di co-marketing. Sembrerebbe però che l’obiettivo principale nel medio periodo sia quello di colonizzare mercati emergenti come Asia, India e paesi in via di sviluppo, mettendo da parte il mercato italiano il cui destino sembra ormai chiaro.

Farmaci online. Il mercato del farmaco si sta evolvendo molto rapidamente scalzando il canale distributivo tradizionale. E’ possibile, infatti, acquistare online farmaci a costi molto contenuti e per questo la categoria, in un futuro non molto lontano, potrebbe trovarsi a fare i conti con un nuovo canale di vendita. Tali farmaci sono venduti su piattaforme estere, di solito inglesi, e poi stoccati in India o Pakistan o comunque in Paesi ove la commercializzazione online non è proibita. La maggior parte delle esperienze in merito riguarda gli USA, dove il modello di business della pura vendita online viene adottato già da tempo: con regolare prescrizione il paziente può ricevere tutto comodamente a casa.

Già molte farmacie italiane, nonostante i costi elevati imposti dalle lobby del software per la creazione di un sito web, si sono organizzate vendendo online parafarmaci, integratori, dispositivi medici e farmaci da banco, con la modalità ritiro in farmacia. La Federazione dei Titolari e la FOFI hanno espresso parere negativo, tuttavia la recente normativa europea regolamenterebbe questo tipo di vendite. L’e-commerce è un valido e concreto strumento di risparmio di tempo e di denaro per i cittadini, ma ciò che maggiormente desta preoccupazione è che le realtà illegali sono molto diffuse. Non riuscendo a stabilire se il sito in cui ci si trova è sicuro o meno, si rischia incappare nell’acquisto di prodotti contenenti quantitativi di principio attivo diversi da quelli dichiarati o completamente privi di principio attivo o, peggio ancora, farmaci contenenti sostanze tossiche, con controindicazioni ed effetti collaterali.

Il mercato italiano non è ancora maturo per poter assorbire il canale online, ma le Federazioni farebbero bene a prevedere questo tipo di apertura, per anticipare l’eventuale ingresso in scena di operatori più forti come DHL, CHL, Poste, i cui accordi direttamente con l’industria potrebbero tagliare fuori ancora una volta il farmacista dalle dinamiche di sviluppo.

Ricetta elettronica. Addio alle ricette cartacee. Chiusa la fase di sperimentazione, sta per entrare a regime la ricetta elettronica. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del disciplinare tecnico, le Regioni entro dicembre 2012 dovranno avere a regime il sistema di ricetta elettronica. Restano escluse dal provvedimento solo le prescrizioni di farmaci stupefacenti e di sostanze psicotrope per le quali resta la ricetta cartacea. In realtà questo non costituisce un problema per il farmacista, che anzi ne troverà giovamento, poiché, grazie alla ricetta elettronica, tutti i processi legati ai rimborsi SSN delle ricette verranno snelliti e velocizzati. Che fine faranno i centri di tariffazione, i costosissimi plugin per i software gestionali, che fine farà tutto l’indotto che ruota intorno la ricetta medica? Siamo curiosi di capire come le varie software house che operano nel settore riusciranno a deviare il fatturato su altri servizi.

Disordine ed illegalità territoriale. L’Italia del 2011 è ricca di farmacisti che non sembrano essere a conoscenza dell’esistenza di un codice deontologico e le associazioni territoriali hanno il dovere di contrastare il malcostume dei colleghi che commettono le seguenti scorrettezze senza scrupoli:

  • dispensazione dei farmaci senza esigere ricetta medica;
  • anticipazione dei farmaci prescritti dal SSN per poi effettuarne il rimborso al paziente;
  • sconfezionamento di alcune categorie di prodotti, al fine di incentivarnela vendita, come accade per quelli per la disfunzione erettile e per gli animali domestici;
  • sconti su fascia C (equiparata de facto al più banale dei farmaci da banco);
  • sconti su farmaci di fascia A
  • sconti su ticket (per accaparrarsi ricette)
  • accaparramento illegale di ricette utilizzando varie modalità
  • orari di esercizio individuali, nuova frontiera della concorrenza;
  • turni notturni-festivi operati in autonomia;
  • utilizzo di personale non laureato, perfino in camice bianco, messo a disposizione della clientela nel servizio al banco, allo scopo di marginare di più, minando la qualità e la sicurezza del servizio;
  • scarsa tutela del farmacista collaboratore: turni massacranti, remunerazioni minime, nessun tipo di agevolazione relativo a permessi e ferie;
  • comparaggi di varia natura, su tutti i fronti.

Sistema lobbistico degli Ordini E’ tristemente noto purtroppo che il sistema italiano il più delle volte non si rivela un sistema basato sulla meritocrazia. Infatti, è sempre più difficile l’accesso da parte dei più giovani ai tavoli organizzativi, a meno che non si abbiano conoscenze dirette e/o intermediari. L’organizzazione di vecchio stampo degli Ordini ha portato lentamente all’indebolimento del sistema ormai in fase stagnante e a corto di idee valide. Se si vuole operare uno svecchiamento è necessario che le giovani menti piene di buoni propositi, passione e voglia di fare, non vengano tenute alla larga dal contesto organizzativo ma vengano stimolate e invogliate a farne parte.

Lotte di categoria

  • Lotte tra federazioni dei Titolari, tra Ordini dei farmacisti, tra A.Gi.Far., su scala territoriale.
  • Lotte tra gruppi di farmacisti desiderosi di fare politica che, impegnati nelle lotte di poltrona per il proprio tornaconto, non apportano alcun contributo.
  • Lotte tra gruppi di farmacisti imprenditori che di punto in bianco rilevano farmacie sul territorio non rispettando la normativa vigente.

Assistiamo, così, allo sfaldamento di una categoria consumata dalla brama di potere politico ed economico. Una categoria che non ha ben compreso chi sono i veri nemici del settore. Una categoria ferma, che resta a guardare passivamente senza impegnarsi attivamente per il ripristino dello status quo.

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Alfonso Di Stasio
Alfonso Di Stasio
Founder di FarmaciaVirtuale.it, negli anni ho sviluppato competenze in ambito farmaceutico retail, con particolare attenzione agli aspetti operativi e gestionali della farmacia. A distanza di alcuni anni dalla laurea in farmacia, ho perfezionato la mia carriera con gli studi in Scienze della comunicazione. Oggi sono Pharma communication specialist e aiuto aziende e stakeholder del pharma a comunicare ai rispettivi target di riferimento.

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