Un’associazione territoriale ha presentato un servizio che “con due click” consente di portare i “prodotti farmaceutici” al domicilio dei pazienti/clienti/utenti della farmacia.
La app garantisce di recapitare il farmaco al domicilio “In meno di un’ora”. Una grande novità?
In realtà vedo in questa, come altre app simili, tanta inutilità. Vedo l’aggiunta dell’ennesimo servizio all’accozzaglia di servizi inutili proposti alle farmacie – e soprattutto, motivo di questo post, vedo servizi che allontanano, distraggono, sempre di più il paziente dalla farmacia, indebolendo il rapporto col farmacista.
Sia chiaro, la tipologia di servizio è encomiabile sotto il profilo sociale per le categorie deboli e/o protette, tra cui diversamente abili, anziani, pazienti allettati. Così come va riconosciuto lo sforzo umano, tecnologico ed imprenditoriale di coloro che investono in questo settore.
Il problema di fondo in realtà è che queste “app” vanno in direzione diametralmente opposta all’avvicinamento del paziente alla farmacia e si aggiungono al novero di attività esterne e collaterali – che la farmacia subisce – e potrebbe alla lunga ridurre il flusso degli accessi in farmacia, contribuendo all’emorragia dalla farmacia verso l’esterno.
Cito a titolo di esempio:
– servizi di distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture sanitarie (innovativi e non)
– servizi di distribuzione a domicilio dei presidi per diabetici, nefropatici, celiaci, etc…
– servizi di consegna a domicilio effettuati da soggetti privati
– servizi di consegna a domicilio effettuati dalle farmacie stesse
– nascita di nuovi canali ultra-specializzati (es. erboristerie, ortopedie, tutto bimbo, etc…)
– direzionamento dell’industria nell’aprire al mercato di largo consumo, vista la saturazione del canale farmacia (mi viene da citare il classico caso della puericultura, nata in farmacia ma finita sui banconi del supermercato, ma anche altre aziende nate in farmacia e finite chissà dove).
Inoltre:
– Farmacie online
– Marketplaces
– Amazon (che, e questa non è una novità, già oggi vende gran parte dei prodotti venduti in farmacia)
– App di consegna farmaci a domicilio
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Tutti questi, potrebbero ridurre – in maniera diretta o indiretta – gli accessi ed il flusso di utenti/pazienti/clienti verso la farmacia, flusso che però la farmacia stessa – paradossalmente – si sforza di migliorare e compensare con una serie di attività per avvicinare:
– giornate a tema nei locali della farmacia
– giornate di check-up e prevenzione
– giornate promozionali
– servizi di prenotazione CUP
– servizi consulenziali a vario titolo, anche con soggetti esterni
– servizi di auto-diagnosi
– servizi sanitari (es. screening di massa, vaccinazione in farmacia)
– specializzazione in settori merceologici collaterali all’attività professionale del farmacista
– ottimizzazione del layout per agevolare il processo di acquisto
– ottimizzazione degli spazi per agevolare il processo di vendita.
Se continuiamo ad allontanare il paziente, dematerializzandone la presenza, che fine farà il farmacista? Meno pazienti in farmacia = meno flusso = meno necessità del farmacista. Che fine fa il farmacista, lo mando a casa? Se finirà il ruolo professionale del farmacista o se non troverà altri sbocchi professionali – e il Dr. Google ne sa qualcosa – che fine farà la farmacia nel suo insieme?
Contro questa direzione vanno una serie di app che invece avvicinano il paziente/cliente/utente alla farmacia.
E mi viene in mente l’app Wikipharm, già presente sul mercato da anni, e recentemente integrata in Wingesfar di CGM, credo tra le poche a svolgere questa funzione, ovvero di portare, legare, avvicinare, il paziente alla farmacia, in farmacia, offrendo un servizio “differenziante”, a valore aggiunto.
Oppure Cercafarmaco l’app di UFI, Unione Farmacie Informatizzate, una delle prime che ho conosciuto, sul mercato da anni, e sottolineo anni, che legge i dati direttamente dal software gestionale farmacia, interrogando le giacenze, sempre in tempo reale, e fornendo la geo-localizzazione delle farmacie che danno la disponibilità di quel prodotto, in quel preciso istante.
Considerato che le associazioni territoriali hanno un potere enorme nel far permeare questa ed altre “soluzioni” nel canale credo che le stesse dovrebbero fare maggiore attenzione nel valutare le ripercussioni di queste iniziative sul lungo termine, sull’impatto della struttura organizzativa della farmacia (quella fatta di persone in carne ed ossa) e nel modo di lavorare del farmacista.
Una piccola riflessione a margine – ma preferisco parlarne in un post a parte – è: “Con la dematerializzazione del paziente dalla farmacia, è giusto parlare ancora di pianta organica?