Digital health: il ruolo educazionale del farmacista territoriale

L’applicazione delle tecnologie digitali a supporto del Servizio sanitario consente di rendere più efficace l’erogazione dei servizi, snellire le comunicazioni fra strutture sanitarie e cittadino, e promuovere piattaforme digitali interscambiali e interoperabili con l’obiettivo di condivisione di informazioni, dati e strategie fra tutti i soggetti coinvolti.

L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto in questi anni ha messo in evidenza una carenza di strumenti tecnologici per quel che riguarda la digital health in Italia, ma allo stesso tempo ha fatto sì che il gap rispetto ad altri Paesi Europei sia stato ridotto in brevissimo tempo. In particolare, sono stati fatti enormi passi in avanti per quel che riguarda la digital transformation delle ricette elettroniche, la Telemedicina e il Fascicolo Sanitario Elettronico.

Per ciò che riguarda il Fascicolo Sanitario Elettronico, in particolare, visionando i dati sul sito https://www.fascicolosanitario.gov.it/ (ultimo controllo 15/11/2022), possiamo notare che tutte le Regioni Italiane sono operative e, in particolare, i Fse attivi sono oltre i 57 milioni 660 mila, con oltre 417 milioni di referti digitalizzati.

Rispetto a un articolo pubblicato a marzo 2021, mi piace sottolineare come gli Fse attivati siano praticamente raddoppiati, così come il numero di referti digitalizzati.

Tuttavia rimangono ancora una serie di problematiche riguardo all’utilizzo della “cartella clinica elettronica” del cittadino.

Innanzitutto, a mio avviso, è bene sottolineare la grande differenza che c’è fra attivazione di un Fse rispetto all’accesso a esso. Infatti, nonostante quasi tutti gli Italiani possiedano un Fascicolo Sanitario attivo, ancora un numero notevolmente inferiore riesce ad accedervi.

Una delle cause è probabilmente da ricondurre al sistema Sanità italiano, che fa sì che in ogni regione italiana possano sussistere regole diverse. Questo ha fatto sì che molte regioni rimanessero indietro da un punto di vista tecnologico, andando a rallentare il cosiddetto processo di connected care.

Altre cause di questo ritardo di sviluppo tecnologico possono essere individuate attraverso uno studio fatto dal Politecnico di Milano in questi ultimi due anni, volto a determinare il livello di competenze digitali di medici, professionisti sanitari e cittadini, e, soprattutto, l’importanza che viene data al “digitale” da parte degli attori coinvolti nell’ambito sanitario.

Il Framework Europeo per le Competenze Digitali dei Cittadini (DigComp) è l’insieme delle linee guida definite dalla Commissione Europea sulle competenze digitali che i cittadini devono possedere per poter godere di una buona qualità della vita, partecipare alla società democratica ed essere competitivi nel mondo del lavoro. Sono state individuate 21 competenze necessarie al fine di possedere le minime competenze digitali.

In particolare, per quel che riguarda i professionisti sanitari, solo il 16% dei medici specialisti e il 20% degli infermieri possiedono Soft Skills ottime in ambito digitale.

Per quel che riguarda il Fse, alle domande “hai mai sentito parlare di Fascicolo Sanitario Elettronico?” e “hai mai utilizzato il Fascicolo Sanitario Elettronico?”, su un campione di 1000 cittadini, il 44% ha risposto di no alla prima domanda e il 66% di no alla seconda. Per quel che riguarda il campione di 386 pazienti, solo il 16% ha risposto di no alla prima domanda e il 43% di no alla seconda.

Altro dato importante che emerge dallo studio, è che solo il 47% delle aziende sanitarie ritiene importanti gli investimenti volti a integrare il Fse e migliorare la connected care.

Il ruolo educazionale del Farmacista Territoriale nella digital health

Sulla base di questi dati riportati, risulta chiaro che il cittadino debba essere educato sull’utilizzo della tecnologia in ambito sanitario.

A mio avviso, il farmacista territoriale può rappresentare in questo contesto il professionista sanitario più indicato a un ruolo educativo digitale. Rappresentiamo in questo periodo, come non mai, il primo front office in ambito della Salute per il cittadino.

Nel lavoro di tutti i giorni, l’attivazione dello Spid è diventata una mansione consolidata in molte farmacie. Molti cittadini vengono inviati in Farmacia, con pre-registrazione effettuata, al fine di ultimare l’attivazione dello Spid, per poter svolgere le più disparate operazioni per le quali è richiesto questo tipo di credenziali.

Il problema è ben diverso quando il cittadino viene in farmacia al fine di ottenere consulenze in merito all’utilizzo delle credenziali. Nell’ultimo periodo questo tipo di richieste sta aumentando incredibilmente e molto spesso finiamo per “perdere” molto tempo nel dare spiegazioni al cittadino. Di frequente il cliente, che entra in Farmacia per chiedere informazioni, possiede credenziali Spid di provider diverso rispetto a quello convenzionato con la farmacia.

Oppure il cittadino può chiedere aiuto per il cambio di password scadute, per l’utilizzo del Fascicolo Sanitario stesso, per poter caricare un risultato di un tampone antigenico fatto in casa in autonomia, ecc. In questi ultimi casi indicati come in altri, la nostra risposta è che di fatto noi Farmacisti non possiamo essere d’aiuto in alcun modo. Prima di tutto, perché abbiamo regole stringenti per quel che riguarda la privacy, in secondo luogo proprio perché queste attività, che comunque richiedono molto tempo, non vengono in alcun modo remunerate, se non l’attivazione delle credenziali Spid. D’altra parte risulta tutt’ora difficile riuscire a individuare una figura professionale che possa aiutarli nell’utilizzo.

Nell’atto dell’attivazione dello Spid, ci è però consentito di essere facilitatori al primo accesso al Fascicolo sanitario della persona. In questo contesto, operando nel massimo rispetto della privacy, possiamo ritagliarci un piccolo spazio di alcuni minuti per spiegare in maniera veloce alcune nozioni fondamentali che potranno servire al cittadino per l’utilizzo del suo Fse.

Infine, un’altra circostanza in cui possiamo avere un ruolo educazionale è quella che riguarda le ricette elettroniche non a carico Ssn. Anche in questo caso, il cittadino ha bisogno di essere educato nella maniera più totale. Molto spesso, infatti, nell’atto della prescrizione, il medico non spiega come poter reperire la ricetta o non comunica nemmeno il Pin o il Numero Ricetta Bianca Elettronica (Nrbe). Anche in questo caso, a noi spetta il difficile compito di spiegare come poter accedere a questi numeri, per far sì che il paziente non debba ritornare nell’ambulatorio medico a ritirare il cartaceo.

Il futuro prossimo della Digital Health

Secondo i dati di Global Market Insight, il 2020 ha portato il mercato della digital health a raggiungere quasi 142 miliardi di dollari. E tra il 2021 e il 2027 si dovrebbe avere una crescita annua di oltre il 17,4%, arrivando così a sfiorare il 470 miliardi di dollari fra cinque annualità.

In questo articolo mi sono soffermato, in particolare, sul Fascicolo Sanitario Elettronico. In realtà il campo della salute digitale è molto vasto e comprende categorie come la mobile health (mHealth), la health information technology (IT), i wearable devices, la teleHealth e la telemedicina e la medicina personalizzata.

Dal punto di vista delle problematiche che girano attorno alla salute digitale, le più importanti sono la privacy, la validità e l’aspetto regolatorio.

Queste criticità le possiamo osservare anche noi Farmacisti nel lavoro di tutti i giorni, considerando quanta attenzione dobbiamo fare alla privacy del cittadino.

D’altra parte, credo che il nostro ruolo di educatori sanitari possa essere davvero di rilievo nell’ambito della Salute Digitale, a patto che venga regolato in maniera più specifica il nostro ambito di consulenza e competenza e, inoltre, venga remunerato adeguatamente.

Credo anche che, per ciò che riguarda il Fse, debba sicuramente essere migliorata l’usabilità della piattaforma e la qualità del suo funzionamento (mi riferisco, in particolare, alla prenotazione/spostamento di visite mediche, piuttosto che il cambiamento del medico di medicina generale, l’inserimento di un’esenzione per nucleo familiare o per reddito/disoccupazione).

Esiste la possibilità che, in un prossimo futuro, il Farmacista Territoriale possa avere accesso diretto al Fse del cittadino, in quella parte specifica che viene definita Dossier Farmaceutico, istituita per favorire la qualità, il monitoraggio, l’appropriatezza nella dispensazione dei medicinali e l’aderenza alla terapia ai fini della sicurezza del paziente, aggiornata dal Farmacista stesso che effettua la dispensazione.

In conclusione, tutti questi passi indicano un cammino ben preciso verso la connected care, che significa in parole povere l’idea di ottenere prima poi un Passaporto Sanitario Elettronico, che possa rendere fruibile globalmente la cartella sanitaria del cittadino, qualora sia necessario, con una condivisione sicura e privata dei dati fra gli attori sanitari coinvolti.

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Gian Maria Rossi
Gian Maria Rossi
Ruolo: mediano all’interno della farmacia. Mi piace essere multidisciplinare, preciso e tecnico. Sin dal primo giorno di lavoro ho cercato di dare tutto me stesso in questa professione, con impegno e dedizione. Appassionato di legislazione e brevettistica farmaceutiche. Presidente Agifar Romagna e Revisore dei Conti dell'Ordine dei Farmacisti di Forlì-Cesena.

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