In verità molti webmaster e direttori del marketing con cui mi è capitato di parlare, non consigliano di inserire tutto il proprio catalogo offline nell’e-commerce.
Perché?
Alcuni ritengono che non abbia senso avere nel proprio e-commerce i prodotti poco cercati online.
Meglio pochi ma che siano i best sellers oppure i top search.
Sono in parte d’accordo con questa scelta.
Il rischio è che si finisca per combattere una guerra al prezzo.
I best sellers sono prodotti che hanno tutti, mentre avere i prodotti che hanno un basso volume di ricerca, ma che sono comunque ricercati, può avere i propri vantaggi.
Ecco quindi che si può essere vincenti anche scegliendo di non vendere alcuni prodotti.
Ad esempio, il tanto amato Armolipid Plus, lo hanno praticamente tutti.
Questo vuol dire che la maggior parte degli e-commerce devono abbassare il prezzo di vendita ed avere poco o nullo margine sul prodotto, se lo vogliono vendere.
Altri lo usano come prodotti civetta pensando che oltre a questo prodotto, i clienti aggiungano altri prodotti.
Questa parentesi per dire che esistono molti e-commerce che usano diversi strumenti di ricerca per sapere cosa cerca la gente.
“Answer the public” è un ottimo strumento per conoscere le domande del pubblico per quella parola chiave.
Trovo molto utile “Ubersuggest” come strumento per sapere cosa vogliono le persone, è uno strumento molto avanzato per ricercare ed approfondire le keyword.
Di ogni keyword, che sia long tail oppure no, è possibile conoscere il volume di ricerca.
Un altro strumento che trovo utile è Google Keyword Planner, un ottimo strumento anch’esso di pianificazione delle parole chiave.
Ecco come lo presenta Google: “Lo Strumento di pianificazione delle parole chiave è una funzione gratuita di AdWords che ti può aiutare a individuare quali sono le offerte e i budget più competitivi da utilizzare con le tue campagne”.
Questi strumenti forniscono analisi e dati sulle ricerche degli utenti nei motori di ricerca.
E’ necessario fare attenzione però, non tutto quel che un utente cerca poi si trasforma in vendita.
Entrano in gioco le “intenzioni di ricerca”.
Occorre quindi filtrare i dati proposti dai tool di analisi del traffico dei motori di ricerca e selezionare solo quelle che si pensa possano portare ad una vendita.
Questa operazione di filtro porterà alla definizione di un tasso di conversione, di acquisto, variabile in base a quanto siamo stati bravi ad intuire l’intenzione di una determinata frase chiave.
Se cerco la parola chiave “Enterogermina” forse sto cercando informazioni oppure sto cercando dove comprarlo online.
Ipotizziamo che “Enterogermina” abbia un volume di ricerca di 27 mila al mese, non sappiamo quanti sono realmente intenzionati all’acquisto e avremo quindi un tasso di conversione molto basso.
Se invece ci concentriamo sulla frase di ricerca “Enterogermina prezzo” il volume di ricerca è di 3 mila al mese ma è molto probabile che tutti coloro che hanno cercato in questo modo sia intenzionato all’acquisto alzando moltissimo il tasso di conversione.
Pianificare una strategia di prezzo sulle “intenzioni di ricerca” è complicato e spesso si va fuori mercato.
Attraverso le analisi di mercato di Prezzifarmaco, cui abbiamo parlato qualche articolo fa, è possibile fare ricerche e pianificare le proprie strategie di prezzo basandosi su dati che sono generati dai soli utenti intenzionati all’acquisto.
Il sito è molto verticale poiché la maggior parte degli utenti è fortemente intenzionata all’acquisto.
Si possono analizzare nuovi prodotti in crescita, scoprire se i prodotti o categorie di prodotto stanno guadagnando interesse, sono davvero un utile strumento per capire cosa vendere, quando venderlo e che prezzo sia meglio applicare.